La Germania rischia la deindustrializzazione per la crisi energetica

L’inflazione energetica in Germania è molto più drammatica che altrove. Il sistema industriale tedesco dovrà ripensare completamente la produzione in Europa.

Il motore industriale dell’Europa è in grande difficoltà e potrebbe essere alla vigilia di un grande esodo di aziende. Infatti, le imprese tedesche potrebbero essere costrette ad abbandonare la Germania per poter sopravvivere alla crisi energetica.

I produttori tedeschi di componenti per automobili, di prodotti chimici e di acciaio stanno lottando da mesi per assorbire i prezzi dell’energia che salgono a nuovi massimi quasi ogni giorno. Ma si sta avvicinando il momento in cui molte società dovranno scegliere tra chiudere i battenti o delocalizzare, dando così luogo ad un processo di graduale deindustrializzazione dell’economia nazionale che non ha precedenti nella storia recente.

Uno scenario catastrofico anche per l’Italia, visto che la Germania è il nostro primo partner commerciale

Anche per l’Italia si tratta di una prospettiva catastrofica, visto che la Germania è il nostro primo partner commerciale. Lo scorso anno le esportazioni italiane hanno toccato quota 66,9 miliardi di euro, mentre l’import è stato di 75,7 miliardi euro, con Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna a trainare l’interscambio commerciale basato soprattutto sul settore siderurgico, chimico-farmaceutico, dei macchinari, agroalimentare e dell’elettronica.

Secondo Bloomberg, i prezzi dell’elettricità e del gas in Germania sono più che raddoppiati in soli due mesi, con l’elettricità che supera i 540 euro per megawattora quando, solo 2 anni fa, era di 40 euro. Il paese faceva affidamento sul gas della Russia per alimentare le sue centrali elettriche e le sue fabbriche, ma ora si trova ad affrontare una situazione senza precedenti: mantenere in funzione il più grande sistema industriale d’Europa senza il gas russo.

Prezzi del gas 11 volte superiori a quelli di questo periodo dell’anno

Fino ad ora ci sono già state chiusure temporanee o definitive, con una riduzione sensibile della produzione di fertilizzanti e acciaio. Ma adesso, i prezzi del gas europeo stanno crescendo ulteriormente, con cifre record di 241 euro per megawattora (settimana scorsa), circa 11 volte superiore a quello che dovrebbe essere in questo periodo dell’anno.

Il governo sta aiutando le famiglie per contenere gli aumenti, ma le aziende subiscono tutto il peso della bolletta energetica e molte di loro sono destinate a chiudere o a trasferire gli aumenti alla clientela.

Il sistema industriale tedesco sta perdendo colpi vistosamente. Secondo i dati del governo, nei primi sei mesi di quest’anno, il volume delle importazioni chimiche è aumentato di circa il 27% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, mentre la produzione chimica nazionale è diminuita (a giugno -8% rispetto a dicembre).

Il panorama economico europeo cambierà drasticamente

Il più grande produttore europeo di rame, Aurubis AG con sede ad Amburgo, cercherà di minimizzare l’uso di gas e di trasferire i costi energetici ai clienti. Il gigante dello zucchero Suedzucker AG ha creato piani energetici di emergenza per sopravvivere senza il gas russo. Anche la BMW AG sta lavorando per prepararsi ad una grave carenza di gas.

Se i prezzi dell’energia rimarranno alle stelle per un periodo di tempo prolungato, cosa abbastanza probabile secondo gli esperti, il panorama economico europeo cambierà drasticamente. Secondo Bruegel, centro studi con sede in Belgio, alcuni settori industriali dovranno ripensare la loro produzione in Europa.

Qualcosa di molto simile ad una catastrofe industriale ed economica sta per concretizzarsi nel Vecchio Continente. Ci aspettano tempi davvero straordinari…

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