Ripensando alle parole degli analisti della fine del 2014 circa la possibilità di un recupero dei prezzi del carbone negli anni a venire, viene da sorridere.
Non tanto perché il 2015 sia stato un anno difficile come nelle attese, ma piuttosto per il fatto che le vecchie previsioni sono ancora attuali.
Nel corso di quest’anno, i prezzi del carbone termico e di quello metallurgico hanno toccato i minimi pluriennali e, a detta di molti, continueranno a peggiorare, soprattutto nel breve termine.
Che siano tempi difficili è abbastanza evidente guardando al numero di produttori costretti a chiudere, come hanno fatto Alpha Natural Resources, Walter Energy e Patriot Coal, solo per citarne alcuni. E chi non ha ancora cessato l’attività è alle prese con perdite di bilancio e svalutazioni del patrimonio aziendale.
Nonostante gli entusiasmi sollevati dagli investimenti del miliardario George Soros nel settore, la debole domanda cinese e la mancanza di tagli alla produzione globale hanno convinto la maggior parte degli osservatori di mercato che ci vorrà ancora del tempo affinché i prezzi del carbone possano recuperare terreno.
La domanda di carbone continua ad indebolirsi e la concorrenza dei combustibili alternativi è forte, sia gas naturale che fonti rinnovabili.
I produttori australiani stanno dominando il mercato marittimo del carbone metallurgico e, grazie alla debolezza del dollaro australiano, sono riusciti a mettere a segno dei guadagni nonostante i prezzi in continua discesa. Al contrario, gli Stati Uniti, hanno iniziato a registrare un calo delle esportazioni.
Ma la sorpresa peggiore per gli operatori del mercato è stata la rapida decelerazione delle importazioni di carbone termico da parte della Cina, il più grande produttore e consumatore di carbone del mondo. Nel recente passato, la sua rapida crescita aveva portato ad una carenza di carbone all’interno del paese, costringendo i consumatori domestici ad importarlo e ingolosendo i fornitori di tutto il mondo che hanno aumentato la propria capacità produttiva. Ma quando è arrivato il rallentamento dell’economia e le normative più severe per limitare l’inquinamento atmosferico, l’offerta di carbone è diventata eccessiva con un conseguente crollo dei prezzi sul mercato cinese e su tutto il mercato internazionale.
I bassi prezzi del carbone si traducono in bassi prezzi dell’energia e dei prodotti, cosa che è a sostegno della competitività. Ma attenzione: prezzi troppo bassi per troppo tempo potrebbero essere una minaccia per la stabilità finanziaria di tutto il sistema.
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