L’Argentina vanta un settore nucleare che è il più avanzato del Sud America. Nel paese sono infatti in funzione 3 reattori nucleari e altri sono in arrivo.
Il consumo di elettricità del paese è in aumento, essendo passato da 2.000 kWh/anno nel 2002 a 3.000 kWh/anno nel 2015. Attualmente, l’energia nucleare fornisce circa il 5% di tale fabbisogno.
Come promesso, il presidente argentino Mauricio Macri sta spingendo verso un’energia pulita e, per far ciò, sta cercando di aumentare la percentuale del nucleare al 20% entro il 2025. Il paese ha intrapreso un aggressivo programma di espansione nucleare che prevede l’inizio della costruzione di 2 nuovi reattori.
Naturalmente, per alimentare tutti questi reattori c’è bisogno di uranio, che
l’Argentina è costretta ad importare. Ma se si riuscisse a trovare uranio tra le immense risorse naturali argentine, sarebbe più facile raggiungere gli obbiettivi di energia pulita che il governo si è prefisso.
Come è cresciuto il settore nucleare in Argentina?
L’Argentina ha iniziato il suo percorso nel settore atomico nel 1950, quando venne fondata la Comisión Nacional de Energía Atómica (CNEA). Oggi, il paese guida il Sud America nell’innovazione nucleare e ha in funzione 5 reattori di ricerca e un piccolo prototipo di reattore (CAREM25) in costruzione.
Oltre ai 3 reattori nucleari ad acqua pesante che attualmente forniscono energia elettrica alla rete nazionale, sono in fase di avviamento altri 2 reattori. Anche la Russia è interessata a svolgere un ruolo nell’espansione dell’energia nucleare argentina, fornendo al paese sudamericano un sesto reattore nucleare.
L’Argentina è sicuramente sulla buona strada per diventare una centrale elettrica alimentata dal nucleare, ma senza il combustibile necessario. Infatti, attualmente, il paese importa tutto il suo fabbisogno di uranio, circa 500.000 libbre all’anno, dal Kazakistan e dal Canada.
Alla ricerca di depositi di uranio
Tuttavia, l’Argentina ha un buon potenziale di uranio domestico, soprattutto in termini geologici. Infatti, ha le stesse caratteristiche geologiche della Namibia, paese ricco di uranio. I geologi pensano che queste due regioni fossero collegate prima della deriva dei continenti, quindi l’Argentina, in particolare la Patagonia, potrebbe avere le stesse ricchezze minerali (tra cui l’uranio) della Namibia.
Nella seconda metà del XX secolo furono condotte esplorazioni che portarono all’estrazione di uranio in sette miniere a cielo aperto che vennero però progressivamente chiuse.
Secondo la CNEA, l’Argentina potrebbe disporre di 55.000 tonnellate di uranio (U3O8). Questo potenziale, unito al boom del settore dell’energia nucleare, ha attratto alcune compagnie minerarie straniere, soprattutto canadesi.
Tutto ciò in un contesto favorevole, in cui il governo argentino non si limita a sostenere l’energia nucleare, ma è sempre più a favore delle attività minerarie. Di fatto, sotto la presidenza di Mauricio Macri, le opportunità per le aziende minerarie stanno migliorando. Macri è entrato in carica tre anni fa, promettendo di sospendere le politiche protezionistiche e attirare gli investitori internazionali.
L’Argentina ha un forte desidero di migliorare la propria condizione economica rispetto agli altri paesi del Sud America e il governo ha compreso che lo sviluppo della capacità energetica della nazione è una componente essenziale per la crescita economica. Quali condizioni migliori potrebbero esserci per gli investitori che vogliano sfruttare tutte le potenzialità dell’esplorazione di nuovi giacimenti di uranio?
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