Dritti dritti verso il freddo, con un sistema energetico sull’orlo del collasso

Ci aspettano settimane critiche. Se il freddo sarà intenso, il collasso del sistema energetico ci farà dimenticare anche il COVID.

I dati parlano chiaro. I prezzi dell’energia continuano a salire, spinti anche dagli ultimi sviluppi in Francia, con la chiusura di altri impianti nucleari e le scorte di gas in tutta Europa scese a livelli preoccupanti.

Mercato teso come la corda di un violino

Il mercato energetico è così teso che, lo scorso venerdì, alle ore 11 esatte, c’è stato un crollo dei prezzi del gas nel momento esatto in cui la Russia ha deciso di rifornire il mercato. Purtroppo, la discesa è stata temporanea e i prezzi rimangono a livelli vertiginosamente alti ma super sensibili al minimo segnale che la domanda possa aumentare a causa di qualche ondata di freddo o di ulteriori interruzioni dell’offerta.

Fino a qualche giorno fa c’era chi pensava che l’unica opzione per i consumatori europei era quella di pregare per un inverno mite. Adesso, si è aggiunta la perversa possibilità che la nuova variante Omicron possa venire in soccorso del mercato energetico europeo. Le restrizioni che ostacolano il consumo energetico degli uffici e delle industrie potrebbero alleviare la crisi riducendo il consumo di energia. Al culmine dei lockdown del 2020, la domanda di energia era diminuita del 20% in alcuni paesi d’Europa.

Se il freddo farà sul serio, ci sarà da scegliere se far funzionare le fabbriche o il riscaldamento

Tuttavia, al di là di preghiere e scenari pandemici drammatici, la realtà è che ci troviamo all’inizio di un inverno che le previsioni danno come molto freddo. Se ci saranno prolungate ondate di freddo, le autorità potrebbero essere costrette a scegliere tra continuare a dare energia alle fabbriche o ai consumatori domestici.

I prezzi sono già a livelli record in Italia, Francia, Germania e Spagna, mentre il clima è relativamente mite e la domanda non ha ancora messo davvero alla prova i limiti del sistema energetico. Infatti, come tutti gli anni, il picco dei consumi arriverà a gennaio e febbraio, quando il freddo è più intenso.

Secondo Bloomberg, gli analisti sono concordi nel ritenere che non sarà nemmeno necessaria un’ondata di freddo siberiana (come accadde nel 2018) per far crollare il mercato europeo. Basteranno solo pochi gradi sotto la media.

In una situazione tanto critica, si sono aggiunti i problemi agli impianti nucleari francesi. All’inizio di gennaio, un terzo della capacità nucleare della Francia sarà interrotta. La Francia, di solito, esporta energia nelle ore di punta ai paesi vicini. Il timore è che un calo dell’offerta francese farà aumentare i prezzi ovunque.

Anche tre delle centrali nucleari tedesche verranno chiuse alla fine di quest’anno e non saranno quindi disponibili durante la parte più fredda dell’inverno.

Per il settore dei metalli le conseguenze potrebbero essere pesanti

Per chi opera nel settore dei metalli, le conseguenze potrebbero essere assai spiacevoli. Gli acquirenti di zinco ricordano ancora cosa accadde all’inizio di quest’anno quando i prezzi schizzarono verso l’alto poiché le fonderie di zinco erano state costrette a chiudere per la carenza di energia elettrica. Ancor peggio per chi ha produzioni ad alta intensità energetica, a cui rimane solo da prendere in considerazione l’opzioni di una seconda fonte energetica da tenere di riserva per questo inverno.

Mentre le persone sembrano preoccupate soltanto per le nuove ondate di COVID, ignorano totalmente la minaccia di imminenti blackout. Se il sistema energetico collasserà nei prossimi mesi non si potrà certo parlare di un evento inaspettato.

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