Le macchine hanno fame di risorse. Ne rimarranno per noi umani?

Alcuni tra i più attenti osservatori del panorama tecnologico attuale si domandano se le macchine avranno più “cibo” degli esseri umani. Timori eccessivi o dobbiamo cominciare a preoccuparci circa l’espansione dell’Intelligenza Artificiale?

Nel panorama tecnologico dell’ultimo anno, si stanno verificando trasformazioni epocali, ma che stridono molto con l’incosapevolezza dei consumatori, la cui attenzione è rivolta soltanto alle meraviglie dell’era moderna.

Naturalmente, il motore di questa svolta tecnologica è l’Intelligenza Artificiale (IA), che riesce a prosperare grazie ad una montagne di dati, la cui elaborazione richiede una grande potenza di calcolo e quindi moltissima energia. L’IEA (Agenzia Internazionale dell’Energia) stima che la domanda globale di elettricità per i data center nel 2026 sarà doppia rispetto a quella del 2022. Nel 2026 i data center rappresenteranno quasi il 6% della domanda di elettricità degli Stati Uniti, una percentuale destinata però ad aumentare rapidamente.

Data center sempre più affamati

La sete e la fame dei data center cresce ed ha conquistato la precedenza nella politica. Qualcosa di particolarmente evidente negli Stati Uniti, soprattutto alla luce della guerra tecnologica in corso con la Cina. A riguardo, recentemente, il Financial Times ha citato una frase del governatore americano dell’Indiana: “Abbiamo bisogno di più energia, non di meno. Noi americani non possiamo assolutamente permetterci di perdere la guerra dell’Intelligenza Artificiale”.

In questa corsa ad armare data center sempre più potenti ed energivori, gli americani non possono e non vogliono permettersi di non arrivare primi, costi quel che costi. Tutto ciò, in un momento storico nel quale circa un terzo della popolazione mondiale soffre di insicurezza alimentare (dati 2023 dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura). Con una popolazione globale stimata di quasi 10 miliardi entro il 2050 e una marcata riduzione delle terre coltivabili disponibili negli ultimi 50 anni, la crisi alimentare è destinata a peggiorare.

Le due facce della realtà

Di fronte a due facce della realtà molto contrastanti, cioè il fabbisogno di grandi quantità di energia per l’Intelligenza Artificiale e cibi insufficiente per la popolazione umana, la politica ha già fatto le sue scelte. Gli Stati Uniti, unico paese insieme ad Israele, hanno votato senza tentennare contro una bozza della commissione delle Nazioni Unite del 2021 sul diritto al cibo.

Nel frattempo, i cittadini, o forse sarebbe meglio chiamarli i consumatori, non si rendono conto che gli elementi essenziali dei bisogni umani sono sempre più mercificati. Bisogni primari come cibo, assistenza sanitaria, alloggio e istruzione sono diventati soltanto delle opportunità di mercato redditizie piuttosto che diritti fondamentali. Mentre in molti paesi il welfare pubblico viene messo da parte, assistiamo ad una proliferazione dei data center in tutto il mondo, che evidenziano una tendenza preoccupante e cioè lo stanziamento di ingenti risorse per sostenere la crescita incessante delle infrastrutture tecnologiche.

Ma c’è sempre una speranza

C’è però un barlume di speranza all’orizzonte. Gli algoritmi stanno diventando più efficienti dal punto di vista energetico e alcuni modelli informatici sono attenti alle emissioni di carbonio, spostando i server cloud dove l’elettricità è più green ed economica. Inoltre, se sfruttata correttamente, l’Intelligenza Artificiale può essere estremamente utile per identificare dove è possibile risparmiare risorse e come massimizzarle, in particolare per l’industria e la produzione.

Anche l’Intelligenza Artificiale non ha una connotazione positiva o negativa a prescindere, ma è l’impiego di questa tecnologia che può migliorare le condizioni di vita su questo pianeta o portarci a gravi disastri. È tutto nelle nostre mani o, forse, sarebbe meglio dire in quelle delle élite che ci governano…

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