Crisi energetica: pericolo scampato? In estate torna l’emergenza

Gli esperti dicono che la crisi energetica in Europa si aggraverà tra un paio di mesi, con i prezzi del gas che potrebbero più che raddoppiare.

Mentre i mass-media italiani assicurano i cittadini che le prossime bollette energetiche saranno più basse e che il peggio è ormai passato, molti esperti non condividono questa visione e avvertono che tra pochi mesi non ci sarà abbastanza gas per tutti e i prezzi saliranno.

Contrariamente a quanto succede in tempi normali, l’acuirsi della crisi energetica in Europa è prevista per l’estate. Che la stagione calda possa essere drammatica per il mercato dell’energia ce lo ricorda quanto successo lo scorso agosto, quando il prezzo delle forniture spot di gas naturale in Europa aveva battuto tutti i record: quasi 350 euro per megawattora (TTF).

Troppo presto per cantare vittoria

Oggi, con l’inverno ormai trascorso, il prezzo del gas è di 42,75 euro per megawattora (30 marzo), circa due terzi al di sotto dei livelli medi dello scorso anno. Tuttavia, secondo gli esperti di BloombergNEF, è troppo presto per rallegrarsi poiché l’estate e l’autunno in arrivo potrebbero innescare dinamiche simili a quelle dell’anno scorso.

L’Europa sta entrando in un momento cruciale per il rifornimento delle scorte per l’inverno 2023-2024. Tuttavia, per riempire i depositi per lo stoccaggio del gas non si potrà fare conto sulle consegne tramite gasdotto dalla Russia, come invece era successo un anno fa. Inoltre, l’Unione Europea (UE) insiste per fermare le importazione di GNL russo.

I prezzi del gas potrebbero più che raddoppiare

Ma c’è di più… il caldo anomalo e la siccità (simili a quelli dell’anno scorso) aumenteranno in modo significativo i rischi di non avere gas a sufficienza. A questo aggiungiamo che vi sono segnali di ripresa del consumo di gas da parte del settore industriale che durante l’ultimo anno era diminuito. Secondo Goldman Sachs, i prezzi del gas potrebbero più che raddoppiare rispetto ai livelli attuali se la domanda industriale tornasse ai livelli precedenti.

Naturalmente, questo scenario tiene conto di una serie di fattori negativi che si spera non si verifichino contemporaneamente. La combinazione di caldo e siccità con un abbassamento del livello dell’acqua nei fiumi (da qui il calo della produzione nelle centrali idroelettriche e problemi con il raffreddamento delle centrali nucleari) e una rapida ripresa dell’economia cinese, non sono considerati troppo probabili poiché sono tra loro indipendenti.

Il rispetto dell’ambiente europeo si traduce in più carbone e meno gas naturale

D’altra parte anche i vari paesi UE ci stanno mettendo del loro per aggravare i problemi. Per esempio, la Germania sta chiudendo le centrali nucleari che le restavano, creando un’inevitabile aumento della domanda di gas.

Ma un altro effetto atteso, contrario alla volontà delle autorità di Bruxelles, è l’aumento della domanda di carbone termico e di prodotti petroliferi in sostituzione del gas naturale. Il carbone è favorito dal fatto che il petrolio viene utilizzato come combustibile solo nelle centrali elettriche a olio combustibile e la loro quota nel volume totale della produzione europea è relativamente piccola.

Come già accaduto lo scorso anno, in barba al rispetto dell’ambiente, l’Europa tornerà a bruciare molto carbone.

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