Il più grande incidente nucleare nella storia dell’umanità ha creato un’area praticamente disabitata da qualsiasi essere umano. E le conseguenze sono state un sorprendente aumento della fauna locale.
Chernobyl è oggi un paradiso naturale per gli animali che non devono competere con la creatura più feroce e invasiva della Terra: l’uomo.
La fauna selvatica abbonda nella zona rossa di Chernobyl
Anche un recente studio sui saprofaghi (animali che si cibano di altri animali o vegetali in avanzato stato di decomposizione) lo conferma. La fauna selvatica è assai abbondante nella zona rossa di Chernobyl (CEZ), a prescindere dai livelli di radioattività e dai danni da questi causati.
Uno studio fotografico della durata di un mese, condotto dai ricercatori della University of Georgia (Stati Uniti), ha portato alla scoperta di dieci specie di mammiferi e cinque di uccelli. Era già stata osservata una varietà di fauna selvatica in studi precedenti. Ma questa è la prima volta che sono stati avvistati l’aquila dalla coda bianca, il visone americano e la lontra di fiume.
La cosiddetta zona CEZ (Chernobyl Exclusion Zone) comprende oltre 2.500 chilometri quadrati, abbandonati dall’uomo dopo il drammatico incidente nucleare di Chernobyl. Anche uno studio del 2015 aveva fornito le prove che la fauna selvatica, compresi i lupi grigi, si è diffusa in abbondanza in questa zona.
Lo scambio di cibo tra acqua e terra è più frequente di quanto si pensi
Tornado allo studio in questione, le carcasse di pesce sono state collocate ai margini delle acque aperte del fiume Pripyat e nei vicini canali di irrigazione, imitando l’attività naturale che si verifica quando le correnti trasportano carcasse di pesci morti sulla riva. I risultati mostrano che il 98% delle carcasse di pesce sono state consumate entro una settimana da una moltitudine di animali spazzini. Dato che tutte le carcasse sono state consumate da specie terrestri o semi-acquatiche, risulta evidente che il movimento delle risorse nutrizionali tra ecosistemi acquatici e terrestri avviene più frequentemente di quanto non ci si possa aspettare.
Si tende a pensare che i pesci e gli altri animali acquatici restino nell’ecosistema acquatico. Questa ricerca mostra invece che, se una proporzione ragionevole di pesci morti arriva a riva, c’è un intero gruppo di specie terrestri e semi-acquatiche che trasferiscono questi nutrienti acquatici nell’ambiente terrestre.
Ma al di là dei risultati specifici di questo studio, il sospetto che per la natura del nostro pianeta la presenza dell’uomo sia più devastante di un’esplosione nucleare si rafforza.
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