La Bulgaria fa retromarcia sul gas russo. Banco di prova per la UE?

La Bulgaria si prepara a riprendere l’acquisto di gas naturale dalla russa Gazprom. Secondo il governo bulgaro è un passo inevitabile, in quanto non ci sono alternative.

Quando Putin impose il pagamento in rubli per i clienti del gas russo, tutti i paesi europei si erano rifiutati di pagare. Poi, settimana dopo settimana, le posizioni si sono ammorbidite e la Commissione Europea ha dato indicazioni affinché gli acquirenti possano inviare il pagamento in euro o in dollari a Gazprombank, che poi converte l’importo in rubli e li trasferisce a Gazprom.

Per la Bulgaria usare il gas russo è adesso inevitabile

Anche la Bulgaria, tra i primi paesi a rifiutare categoricamente il gas russo, si trova adesso costretta a fare marcia indietro. Secondo il governo provvisorio in carica nel paese, usare il gas russo è inevitabile perché non ci sono fornitori alternativi. Il GNL statunitense ci metterebbe mesi prima di arrivare nel paese visto che, con la forte domanda di gas in Europa, ogni slot disponibile per i terminal di importazione nelle vicinanze è già stato prenotato.

A completamento del complicato quadro energetico, la Bulgaria ha scorte di gas molto basse e l’inverno è alle porte.

Di fatto, il caso della Bulgaria dimostra quanto l’Unione Europea (UE) sia dipendente dal gas russo e che serie interruzioni delle forniture porterebbero probabilmente al caos. In ogni caso, tra sanzioni contro la Russia e restrizioni, il futuro è di prezzi dell’elettricità da record.

Il mercato dell’elettricità è ormai fuori controllo

Secondo Bloomberg, questa settimana è cominciata con prezzi vicini a 660 euro per MWh in Germania e oltre 730 euro in Francia. Considerando che due anni fa il prezzo tipico dell’elettricità in tutta Europa non superava i 50 euro per MWh è facile capire quanto il mercato sia fuori controllo.

In questo contesto, la città olandese L’Aia ha chiesto alla UE un’esenzione temporanea dalle sanzioni anti-russe perché non è riuscita a trovare un fornitore alternativo di gas visto che nella gara indetta dalle autorità a luglio non si è presentato nessun offerente.

Ci attendono dai 5 ai dieci anni di crisi energetica

Ma quello che non è chiaro a tutti è che se la UE non cambierà strategia, la crisi energetica è destinata a durare a lungo. Il primo ministro belga, Alexandre De Croo, prevede che “i prossimi cinque-dieci inverni saranno molto difficili“.

Con prospettive tanto negative, il caso della Bulgaria potrebbe far sperare che si possa aprire la strada ad un maggiore pragmatismo e ragionevolezza da parte dei vertici UE. Infatti, come tutti sanno ma pochi dicono, la soluzione alla crisi energetica è tutta in mano europea: porre fine alle sanzioni contro la Russia e sedersi ad un tavolo delle trattative con Putin. La Bulgaria ci sta dicendo che è solo questione di tempo prima che ciò accada. Ma più tempo la politica aspetterà ad ammettere i propri errori e maggiori saranno i danni per cittadini e imprese di tutta Europa.

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