Bangladesh, tante opportunità difficili da sfruttare

Un paese in rapido sviluppo e assai attraente per gli investitori stranieri, deve però vedersela con una corruzione endemica e una burocrazia inefficiente e lenta.

Il Bangladesh, visto dall’Italia, ci appare come un paese flagellato dalla povertà e dalle inondazioni. Una bolgia umana che si muove in un inferno di fango e acqua.

Un’immagine stereotipata che, se poteva riflettere parzialmente la realtà del paese nel secolo scorso, è del tutto lontana dalla realtà odierna.

Il Bangladesh è infatti una delle economie in più rapida crescita di tutta l’Asia Meridionale, con circa 117 milioni di consumatori, o potenziali tali, e l’accesso diretto ad altri 1,3 miliardi di persone sul mercato indiano. I tassi di crescita del PIL sono considerevoli: +6,5% nel 2011 e nel 2012, +6% del 2013 e +6,1% nel 2014.

Un contributo significativo allo sviluppo dell’economia è arrivato dalla diffusione del microcredito, opera soprattutto di Muhammad Yunus, insignito del Premio Nobel per la pace nel 2006. Organizzazioni come la Grameen Bank hanno finanziato, e continuano a farlo, milioni di persone.

È una delle economie in più rapida crescita di tutta l’Asia meridionale, con circa 117 milioni di consumatori

Tutti numeri che attirano gli investitori esteri come api sul miele.

Le opportunità di investimento coinvolgono numerosi settori, dall’energia ai prodotti farmaceutici, dall’Information Technology alle telecomunicazioni, dal tessile ai prodotti di più largo consumo. Inoltre, il governo offre una vasta serie di incentivi agli investimenti.

Tuttavia, qualsiasi investitore estero deve affrontare enormi problemi per riuscire a sfruttare tutte queste opportunità, a partire dalla corruzione sistemica che colpisce le imprese in diversi modi, tra cui la corruzione per ottenere le licenze necessarie alla creazione ed alla gestione di un’impresa.

Un indice di quanto sia diffuso questo problema è il porto di Chittagong, la seconda città del Bangladesh, da cui transitano il 55% di tutte le importazioni che entrano nel paese. Secondo un rapporto del Transparency International’s Bangladesh, nel 2014, i pagamenti non autorizzati, o tangenti che di si voglia, incassati dal personale delle dogane di Chittagong sono stati di 61.000 dollari al giorno.

Il governo nazionale ha fatto progressi del reprimere la corruzione, sostenuto da un forte movimento anti-corruzione. Ma la strada da percorrere è ancora lunga e questo non è purtroppo l’unico problema per un investitore estero.

Le procedure burocratiche sono l’altro tormento che deve affrontare ogni investitore. Esistono una vasta gamma di funzionari pubblici, con compiti diversi e spesso inutili, attraverso i quali è necessario passare, in una trafila burocratica che richiede tangenti ad ogni passaggio.

Per tutte queste ragioni, c’è chi crede che in Asia Meridionale esistano paesi con le stesse opportunità ma con meno problemi da affrontare, come nel caso del Myanmar e del Vietnam.

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