L’alluminio cambia faccia. Prospettive di un cambiamento senza precedenti

Il mercato dell’alluminio sta cambiando radicalmente. Gli equilibri globali sono cambiati e nei prossimi anni i rottami assumeranno un’importanza ancora maggiore. In ogni caso, nel breve termine, c’è da attendersi una corsa sfrenata dei prezzi.

Per chi opera quotidianamente sul mercato dei metalli, pare una cosa ovvia quando gli esperti dicono che nel settore dell’alluminio si stanno verificando una serie di cambiamenti senza precedenti. È infatti sotto agli occhi di tutti, per esempio, l’esagerata volatilità dei mercati, causata anche dalla guerra in Ucraina, ma non solo.

Tuttavia, è interessante capire come evolverà la situazione e quali ulteriori cambiamenti ci possiamo aspettare.

È arrivata l’inflazione, un potenziale vantaggio per chi commercia

Innanzitutto, nell’arena del mercato dei metalli è arrivata l’inflazione, come non avevamo mai visto dagli anni ’80. Si tratta di un fenomeno molto temuto dalle persone, ma che per i commercianti di materie prime può diventare un vantaggio significativo. Fare il commerciante in uno scenario inflattivo, richiede una buona dose di sangue freddo ma può essere molto remunerativo.

Se facciamo un passo indietro al marzo 2020, all’inizio della pandemia di COVID-19, l’economia si era trovata in deterioramento e in stagnazione. Tutti pensavano che ci sarebbero voluti almeno un paio d’anni, ma forse anche cinque, per tornare ad operare come prima. E invece guarda cosa è successo… la domanda è aumentata vertiginosamente e in meno di 18 mesi il film è cambiato completamente e ci troviamo a preoccuparci dell’inflazione anziché della stagnazione.

La Cina non sarà più il motore del mercato globale dell’alluminio

Tutto questo per dire che chi opera sul mercato dell’alluminio deve essere molto più veloce di prima a cogliere i cambiamenti. Uno di questi cambiamenti riguarda la Cina che, molto probabilmente, non giocherà più un ruolo di primo piano sul mercato globale come invece ha fatto negli ultimi 20 anni. Come ha sottolineato CRU Group durante una conferenza dell’ISRI (Institute of Scrap Recycling Industries), la Cina non sarà più il grande motore del mercato primario visto che la sua produzione non aumenterà come accaduto negli ultimi anni.

Questo discorso ci porta al grande problema che affligge il mercato: l’enorme carenza di alluminio primario per almeno 2,2 milioni di tonnellate. Si tratta di un deficit così grande che nessuna raccolta statistica ne ha registrato un precedente. Come sanno tutti gli operatori, questo problema esisteva anche prima del conflitto tra Russia e Ucraina.

Tuttavia, visto che le esportazioni russe ammontano a 3 milioni di tonnellate di alluminio all’anno, di cui il 40% era destinato all’Europa, il venir meno di questo metallo trasformerà il Vecchio Continente in una specie di calamita che cercherà di attirare l’alluminio dal resto del mondo. Ovviamente, un effetto, da cui da mesi già si sentono le conseguenze, è la crescita dei premi.

Perché ci troviamo in una così grave carenza di metallo?

Per chi invece si domandasse il motivo per cui il mercato globale si è trovato in questa situazione di carenza cronica, la risposta la troviamo viaggiando all’indietro con la macchina del tempo. Per decenni l’Occidente non ha fatto investimenti nel settore dell’alluminio primario. Sembrava più facile ed economico importare dalla Cina o dalla Russia.

Adesso stiamo pagando il conto di queste scelte che massimizzavano i profitti nel breve termine, senza tener conto di quello che sarebbe successo nel lungo termine. A questo proposito, è chiarificante la battuta di un analista di Goldman Sachs che ha detto: “Quello che stiamo vivendo oggi è la vendetta della vecchia economia!“.

Rottame, l’alluminio a basse emissioni di CO2

Infine, non certo per importanza, esiste un nuovo fattore che sta influenzato il mercato dell’alluminio e cioè l’attenzione alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica. In realtà, da decenni ma senza saperlo, veniva prodotto alluminio a basse emissioni di CO2. Semplicemente, il suo nome era alluminio prodotto da rottami.

Ecco perché la domanda di rottame continuerà ad aumentare. Anche la Cina si è accorta che il rottame è l’alternativa migliore rispetto al metallo primario, tanto è vero che ha in costruzione circa 8 milioni di tonnellate di capacità secondaria, equivalente al 20% della capacità cinese di primario. Inoltre, la Cina non è più l’unico grande acquirente di rottame, perché sempre più materiale si sta spostando in Thailandia, Malesia, Indonesia, India e Messico.

METALLIRARI.COM © SOME RIGHTS RESERVED