La crisi globale delle pensioni

Vivere più a lungo significa anche la necessità di misure urgenti per riuscire ad affrontare il grave deficit pensionistico globale.

La pensione, per chi vive in Italia, è sempre più un miraggio.

Chi è vicino all’età pensionabile ha visto progressivamente spostare il paletto dell’arrivo dal governo Monti. Chi è lontano, come i giovani che cercano di entrare nel mondo del lavoro, è sempre più difficile e oneroso versare contributi pensionistici, obbligatori o volontari.

Più il tempo passa e sempre più persone si domandano se ci sarà una pensione ad attenderle nella vecchiaia. E qualora ci fosse, sarà sufficiente? Tuttavia, al di là di alcune vergognose ingiustizie pensionistiche italiane, questi dubbi tormentano un gran numero di persone in tutto il mondo.

Un recente studio del World Economic Forum, intitolato “We’ll Live to 100 – How Can We Afford It?“, prende in esame la crisi delle pensioni globale, arrivando a conclusioni non troppo piacevoli.

Viviamo troppo per i nostri sistemi pensionistici

Purtroppo, gli attuali sistemi pensionistici non sono stati progettati per una vita così lunga come quella che ci attende. Nei 6 paesi con i sistemi pensionistici più grandi del mondo, l’età pensionabile è di 65 anni (con l’eccezione del Giappone dove si va in pensione a 60 anni).

Per mantenere pensioni progettate con l’aspettativa di vita calcolata nel 1960, erano sufficienti dai 5 agli 8 anni di pagamenti. Ma guardando l’aspettativa di vita nel 2015, con i pensionati che vivono mediamente dagli 8 agli 11 anni in più (nel caso del Giappone 16 anni in più), i sistemi pensionistici sono costretti a pagare benefici dalle 2 alle 3 volte più a lungo di quanto non fossero stati progettati per fare. Una situazione che peggiorerà drasticamente entro il 2050, visto l’aumento della speranza di vita che si avvicinerà mediamente ai 100 anni.

Il problema è ancora più drammatico per le donne. Infatti, il divario salariale con gli uomini durante gli anni lavorativi, peggiora il gap delle pensioni. A livello globale, i saldi di pensionamento per le donne sono in genere inferiori del 30-40% rispetto a quello degli uomini. Inoltre, lo squilibrio aumenta con un aspettativa di vita media maggiore rispetto agli uomini. In altre parole, i magri versamenti delle donne devono dar luogo a prestazioni pensionistiche per un periodo di tempo più lungo.

Cattive notizie per il futuro…

Preoccupante, vero? Ma il peggio deve ancora venire

Il divario sta crescendo a un ritmo allarmante e, in alcuni paesi sviluppati, Italia compresa, la popolazione invecchia con un minor numero di lavoratori a sostegno. Nelle economie in via di sviluppo, l’aumento del gap viene invece guidata dalla forte crescita salariale. Entro il 2050, il divario totale mondiale raggiungerà la sbalorditiva cifra di 400 bilioni di dollari (400.000.000.000.000 dollari), circa 5 volte la dimensione dell’economia globale di oggi.

Certamente, il destino dei futuri pensionati si prospetta molto incerto, soprattutto se non verranno intraprese azioni decise per correggere uno squilibrio evidentemente insostenibile a livello globale.

Localmente, in Italia per esempio, molte ingiustizie previdenziali giustificate dall’intoccabilità dei diritti acquisiti, dovrebbero essere smantellate quanto prima. Pur non essendo risolutive del problema, sarebbero un primo passo nella giusta direzione e un doveroso riequilibrio che addolcirebbe i sacrifici da chiedere, presto o tardi, a tutta la popolazione.

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