Verso un enorme deficit di rame. Per il 2035 la domanda raddoppia

Il deficit globale di rame potrebbe raggiungere i 9,9 milioni di tonnellate entro il 2035. Si tratta di una cifra enorme che potrebbe avere impatti significativi sui prezzi.

Uno studio di questi giorni pubblicato da S&P Global afferma che, entro il 2035, l’offerta globale di rame sarà drasticamente inferiore alla domanda. Quanto questo deficit sarà drastico dipenderà da quanto si riuscirà ad ampliare l’estrazione e la produzione di metallo rosso.

Quel che è certo è che tutte le applicazioni legate alla transizione energetica faranno aumentare la domanda a circa 50 milioni di tonnellate all’anno dalle attuali 25 milioni di tonnellate.

Un deficit da quasi 10 milioni di tonnellate

Come accennato, il dubbio tra gli esperti riguarda quanto velocemente crescerà l’offerta e mentre gli ottimisti stimano un deficit di sole 1,5 milioni di tonnellate, i pessimisti credono si arriverà ad un ammanco di 9,9 milioni di tonnellate.

Per chi non ha seguito il mercato globale del rame negli ultimi anni, interesserà sapere che i deficit a cui siamo abituati, e che hanno impatti significativi sui prezzi del metallo, sono nell’ordine qualche centinaia di migliaia di tonnellate. Il più grande deficit di rame mai registrato è stato inferiore a 1 milione di tonnellate (2014). Quindi, anche il deficit prospettato dagli ottimisti è gigantesco.

Per avere un’idea di quanto siano impegnativi, e per qualcuno insostenibili, gli obiettivi della transizione energetica, si tenga in conto che la quantità di rame che verrà utilizzata nei prossimi 28 anni supererà tutto il consumo mondiale dal 1900 ad oggi.

Il divario tra domanda e offerta si colmerà. Ma come?

Si prevede che la domanda di rame per la transizione energetica sarà in gran parte trainata dai veicoli elettrici, che consumano due volte e mezzo più rame per auto rispetto a un veicolo con motore a combustione convenzionale. A seguire, c’è la rete di trasmissione e distribuzione, che aumenta la domanda di rame ed è la spina dorsale dell’elettrificazione dell’economia. Infine, la produzione di energia rinnovabile, dove un parco eolico offshore utilizza circa 5 metri di rame per MW, circa cinque volte di più di una centrale elettrica convenzionale e dove un impianto solare utilizza 2,3 metri di rame per MW, il doppio della generazione convenzionale.

Naturalmente, come tutti sappiamo, il divario tra domanda e offerta alla fine si colmerà in un modo o nell’altro. Ma il come si colmerà farà una differenza significativa per tutti i consumatori.

Perché i prezzi non salgono?

Infine, per chi non riesce a togliere gli occhi dai prezzi del rame, che in questo periodo stanno scendendo, deve considerare che le previsioni sull’aumento esponenziale della domanda di S&P Global sono di lungo termine.

Da un certo punto di vista sono indicazioni più utili ad un investitore che ad un Ufficio Acquisti che deve comprare metallo fisico con un orizzonte temporale di breve termine. E, nel breve termine, la preoccupazione più diffusa sui mercati è che la domanda globale verrà compromessa dalla recessione.

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