La truffa della miniera fantasma di diamanti

La storia, abbastanza incredibile, di una mega truffa sul mercato internazionale dei diamanti a base di Photoshop e negligenza giornalistica.

Risale al 2006 la scoperta, in una remota regione del nord-est della Russia, di una miniera di diamanti davvero impressionanti: 38 filoni di kimberlite, con pozzi che arrivano fino ad una profondità di 490 metri.

Una miniera(*) da cui sono stati già estratti oltre 35 milioni di carati di diamanti, con una resa media di 1,891 carati per ogni tonnellata di minerale estratto. La miniera ha un potenziale di vita di circa 40 anni. Le foto della nuova miniera e le interviste rilasciate dai dirigenti della società a cui fa capo la miniera, sono apparse su una dozzina di importanti riviste del settore.

C’è solo un problema: la miniera non esiste e non è mai esistita.

La bomba è stata lanciata da Elena Levina della Rough & Polished che dice di aver scoperto l’incredibile truffa per attirare potenziali clienti ad acquistare diamanti grezzi e da gioielleria.

Alcuni esperti del settore, sottovalutando il problema, avevano inizialmente pensato si trattasse si uno scherzo inetto

Il proprietario di questa miniera virtuale, possiede anche un sito web aziendale con tanto di foto e una dozzina di interviste rilasciate negli ultimi mesi. Anche Wikipedia la elenca tra le miniere della Russia! Alcuni esperti del settore, sottovalutando il problema, avevano inizialmente pensato si trattasse si uno scherzo inetto.

Lo scherzo, per così dire, ha coinvolto numerose società commerciali del settore che hanno ricevuto proposte di affari da parte della sedicente miniera.

La cosa abbastanza sconvolgente è pensare a quante offerte illegali possano nascere sotto la copertura di un sito web che descrive progetti inesistenti, con fotografie elaborate in modo grossolano usando Photoshop di una vera miniera che si trova in Canada.

In realtà, l’area della miniera fantasma, è davvero ricca di risorse minerarie come oro, argento, stagno, carbone, molibdeno, cobalto, tungsteno, piombo, rame e ferro, ma non ci sono tracce di diamanti.

La sorte ha voluto che la truffa sia stata scoperta per la richiesta della società proprietaria della miniera di un’intervista per Rough & Polished che, diligentemente, dopo qualche verifica giornalistica, ha messo in luce l’inganno. Una nota di merito giornalistica che contrasta con la negligenza di chi ha pubblicato comunicati stampa e interviste senza prestare attenzione ai loro contenuti, probabilmente in cambio di denaro, aiutando il fiorire di affari disonesti.

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(*) il nome della miniera e della società che ne detiene la proprietà, sono stati volutamente omessi. Infatti, a circa 3 mesi dalla pubblicazione dell’articolo, la società in questione ci ha avvisato di essere parte lesa di una montatura giornalistica tramata da un loro diretto concorrente. A riprova di quanto affermato c’è una sentenza del tribunale di Singapore che intima alla giornalista Elena Levina di non pubblicare articoli a riguardo.



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