Torio, il combustibile nucleare del futuro

La risposta ai problemi energetici del futuro potrebbe arrivare dal torio, un metallo con una grande disponibilità, economico e le cui scorie nucleari sono molto meno pericolose di quelle all’uranio e al plutonio.

La rinascita del nucleare, nell’era post-Chernobyl, è stata a lungo bloccata dall’elevato costo di nuove centrali nucleari e dalla durata della vita di gran parte delle scorie nucleari radioattive, che può estendersi ben oltre i 10.000 anni.

Ma un numero crescente di scienziati ritiene che un combustibile nucleare alternativo all’uranio e al plutonio potrebbe risolvere il problema. Il metallo alternativo si chiama torio e potrebbe aprire la strada alla produzione di un’energia nucleare più economica e più sicura.

Il torio è un metallo debolmente radioattivo che fu scoperto nel 1828 dal chimico svedese Jöns Jakob Berzelius. Il nome di battesimo di questo metallo è in onore di Thor, il dio del tuono.

Il torio si trova in piccole quantità nella maggior parte delle rocce e dei suoli, dove è circa dieci volte più abbondante dell’uranio ed è circa comune quanto il piombo.

Una bomba di energia

Il torio è una bomba di energia: una tonnellata di esso può generare la stessa energia di 200 tonnellate di uranio.

Negli anni ’50, alcuni fisici americani avevano preso in considerazione il torio come fonte di energia per lo sviluppo nucleare. Soltanto nel 1957 venne inaugurata la centrale di Shippingport, un piccolo impianto di appena 60 Megawatt di potenza, totalmente alimentata a torio.

Ma l’uranio, che ha come sottoprodotto il plutonio, prese piede nell’allora nascente tecnologia nucleare grazie agli impieghi militari di quest’ultimo. Infatti il plutonio era l’elemento più utilizzato negli armamenti prodotti durante la Guerra Fredda. Dal torio non è possibile estrarre plutonio ed è di conseguenza impossibile produrre ordigni nucleari.

Una società giapponese che sta lavorando su reattori a sali fusi alimentati con torio, stima che la potenza generata da un tale reattore costerebbe almeno il 30% in meno dell’energia prodotta da reattori ad acqua leggera di oggi. Inoltre, i reattori a sale fuso, potrebbero bruciare le scorte di rifiuti pericolosi prodotti dalle precedenti generazioni di reattori nucleari.

Soltanto l’India ha puntato su questa tecnologia che negli ultimi anni è tornata di moda. Stati Uniti e soprattutto la Cina stanno cominciando a investire risorse nello sviluppo di centrali nucleari alimentate con torio. Sembra che nel corso di quest’anno la Cina inaugurerà la sua prima centrale.

Torio in Italia

Il torio è presente anche in Italia in discrete quantità, nel Lazio, sul confine tra Valle d’Aosta e Svizzera e sull’Etna. Secondo Carlo Rubbia, premio nobel per la Fisica, esistono dei giacimenti anche in Umbria e in Abruzzo.

Pochi sanno che nel 2000, proprio in Italia, l’Enea iniziò a lavorare sul Rubbiatron, un reattore nucleare ad amplificazione di energia affiancato da una sorgente esterna di protoni, con barre di torio come materiale fissile e piombo liquido come refrigerante. Nato da un’idea di Carlo Rubbia, questo reattore sarebbe realizzabile con le tecnologie attuali e presenterebbe indubbi vantaggi rispetto anche ai tradizionali reattori di ultima generazione. La realizzazione da parte dell’Enea fu però abbandonata per mancanza di fondi.

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