Purtroppo, le prospettive di un inverno drammatico non riguardano soltanto l’Europa. Anche uno dei motori principali dell’economia mondiale si trova ad affrontare ad una crisi che, secondo molti analisti finanziari, esploderà nei prossimi mesi.
La Cina è in una situazione finanziaria tanto precaria che se ne vedono già gli effetti nell’economia del paese. Tra i settori economici più colpiti ci sono quelli dell’acciaio e del ferro.
29% delle società immobiliari cinesi prossime al fallimento
Per chi non lo ricordasse, la crisi attuale è iniziata circa un anno fa, quando un colosso immobiliare cinese (Evergrande) dichiarò che non poteva più sostenere circa 300 miliardi di dollari di passività. Ad oggi, circa il 29% delle società immobiliari cinesi afferma di essere prossimo al fallimento.
Purtroppo, gli interventi del governo cinese per arginare la crisi sono stati insufficienti e in ritardo, tanto che il settore industriale ha cominciato a vacillare anche sotto il peso di nuovi casi di COVID-19 con le conseguenti restrizioni.
Non per nulla, una rivista come Forbes ha scritto che “ciò che sta avvenendo in Cina è un caso da manuale di come si sviluppa una crisi finanziaria“. Giorno dopo giorno, l’economia cinese sta perdendo colpi e gli esperti temono che non sarà in grado di raggiungere l’obiettivo di un tasso di crescita reale del 5,5%.
A luglio, solo il 20% delle aziende siderurgiche non perdeva soldi
Quanto sia critica la situazione è ben visibile nel settore siderurgico dove molte aziende dichiarano di essere prossime al fallimento.
La redditività di chi produce acciaio è crollata e meno del 20% delle aziende ha annunciato un profitto a luglio. Se confrontiamo questo dato con l’80% di aziende in attivo prima di marzo, è facile capire quanto siano critiche le prospettive. Recentemente, sono state pubblicate le previsioni per le 25 società siderurgiche quotate a livello nazionale. Di queste, solo 5 hanno stimato un aumento dei profitti per la prima metà dell’anno.
Se non fosse che la Cina è uno dei maggiori produttori e consumatori di acciaio al mondo, ci si potrebbe non preoccupare. Ma poiché il gigante asiatico, tanto per fare un esempio, ha prodotto solo nel 2020 la cifra record di 1,07 miliardi di tonnellate, è facile rendersi conto di quale peso abbia sui mercati globali. Inoltre, considerando che le aziende cinesi rappresentano circa il 95% del consumo di questo acciaio, senza di loro dove finirà tutto questo metallo?
Se la crisi finanziaria cinese dovesse degenerare, con conseguenze inevitabili per l’economia, il mercato globale dell’acciaio si potrebbe trovare a fare i conti con qualcosa di ben peggiore della guerra tra Russia e Ucraina.
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