Le sanzioni anti-russe che fanno male all’Occidente

Le sanzioni anti-russe stanno danneggiando l’economia dell’Unione Europea e il dominio globale degli Stati Uniti.

Sono trascorsi più di 4 mesi dallo scoppio della guerra tra Ucraina e Russia e possiamo cominciare a valutare i primi effetti delle sanzioni occidentali che avevano l’obbiettivo di colpire Putin.

Dai fatti risulta evidente che non hanno portato ad un indebolimento della Russia, causando al contempo molti più danni a chi le ha imposte. Questa cruda, per quanto scomoda, verità è la conclusione di un’approfondita analisi di uno dei più importanti e indipendenti quotidiani politici americani, The Hill.

Sanzionare Cuba non è la stessa cosa che sanzionare la Russia

D’altronde, quello delle sanzioni economiche è uno degli strumenti politici preferiti dall’Occidente, soprattutto quando il nemico è un paese economicamente debole e vulnerabile. Facendo valere il peso del proprio denaro l’Occidente otteneva in parte quello che voleva, senza ricorrere alla forza militare.

Ma, un conto è sanzionare Cuba, l’Iran, la Corea del Nord, la Siria o il Venezuela, un altro è la Russia, per la quale la politica delle sanzioni economiche si sta rivelando un boomerang che torna in Occidente. Sembra quasi che l’Occidente abbia deciso di sigillare personalmente la propria bara con l’ultimo chiodo.

Più il tempo passa e maggiori sono le velate ammissioni da parte dei leader dei paesi occidentali che la pressione economica e politica senza precedenti su Mosca danneggia le economie di chi ha applicato le sanzioni. Allo stesso tempo, le sanzioni non provocano danni in grado di far crollare l’economia russa. Anche i recenti vertici del G7 e della NATO hanno dimostrato che i leader occidentali non sono riusciti a trovare il modo di contenere il presidente russo Vladimir Putin.

La fine dell’era del petrolio e del gas a buon mercato

Per l’Unione Europea, la principale conseguenza delle sanzioni è stata la fine dell’era del petrolio e del gas naturale a buon mercato. Inoltre, le politiche sanzionatorie hanno portato ad una nuova ondata di inflazione, a interruzioni nella logistica e nella fornitura di beni e alla minaccia di una grave recessione dell’economia.

Colpire con le sanzioni i paesi poveri è facile, ma esercitare pressioni su uno stato grande e potente è una strada irta di costi elevati, principalmente per coloro che le applicano.

Che i nostri leader politici se ne stiano rendendo conto è evidente, ma che arrivino ad ammettere i propri errori è altamente improbabile. È molto più probabile che manterranno la propria posizione fino a quando non verranno spazzati via dal malcontento popolare.

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