Mercoledì 7 agosto il prezzo dell’oro ha toccato 1.500 dollari per oncia, per la prima volta in sei anni. Gli investitori lo stanno comprando come bene rifugio.
Una serie di fattori ha portato all’aumento della domanda di metallo giallo, comprese le preoccupazioni per la guerra commerciale in corso tra Stati Uniti e Cina, oltre ai tagli ai tassi di interesse da parte delle banche centrali di tutto il mondo.
I nuovi dazi di Donald Trump
Le tensioni della guerra commerciale sono aumentate da quando, la scorsa settimana, Donald Trump ha annunciato che gli Stati Uniti applicheranno dazi del 10% su altre importazioni cinesi per un valore di 300 miliardi di dollari. I nuovi dazi entreranno in vigore il 1° settembre.
Di contro, la Cina ha smesso di acquistare prodotti agricoli americani. Ma ha anche svalutato la sua moneta nel tentativo di ridurre al minimo gli effetti dei dazi.
Tutto ciò ha portato subbuglio tra i mercati globali e il Ministero del Tesoro statunitense ha accusato la Cina di essere una manipolatrice di valute. Gli esperti credono che la situazione degenererà in una guerra valutaria.
Anche il taglio dei tassi spinge l’oro verso l’alto
Ma l’oro, oltre che dagli sviluppi della guerra commerciale, è stato influenzato dai tagli dei tassi delle banche centrali. La Federal Reserve americana (FED) ha tagliato i tassi il 31 luglio per la prima volta dal 2008.
Anche se i metalli preziosi sono scesi appena appresa la notizia, si sono poi rapidamente ripresi. Inoltre, anche le banche centrali in India, Nuova Zelanda e Thailandia hanno tagliato i tassi, creando ulteriore ansia per l’economia globale e facendo crescere la voglia di oro.
Tra gli analisti ottimisti c’è la Casey Research, che alla fine del 2018 aveva previsto che l’oro avrebbe raggiunto i 1.500 dollari quest’anno. Le sue previsioni dicono che anche l’argento si riprenderà, con la possibilità di arrivare rapidamente ai 20 dollari per oncia (+18% rispetto alle quotazioni attuali).
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