Pensionati all’estero: il sogno dorato che può trasformarsi in solitudine

Secondo uno studio recente, gli anziani che si sono ritirati all’estero hanno maggiori probabilità di trovare le loro relazioni sociali poco vivaci rispetto a coloro che sono rimasti a casa.

Sempre più persone scelgono di trascorrere la pensione all’estero, attratte da un costo della vita inferiore, un clima più mite e una qualità della vita apparentemente migliore. Tuttavia, una recente ricerca olandese ha rivelato che questa scelta potrebbe comportare un aumento della solitudine rispetto a chi decide di rimanere nel proprio paese d’origine.

Secondo lo studio, pubblicato sulla rivista Psychology and Aging, trasferirsi in età avanzata significa affrontare nuove sfide: dall’adattamento a un sistema burocratico differente all’apprendimento di una nuova lingua, fino alla necessità di costruire da zero una rete sociale. Questi fattori possono influenzare negativamente la salute mentale e fisica, aumentando il rischio di depressione, malattie cardiache e declino cognitivo.

Due tipi di solitudine

La ricerca ha analizzato due forme di solitudine: quella sociale, derivante dalla mancanza di una rete di amicizie e di un senso di comunità, e quella emotiva, legata all’assenza di legami intimi come un partner. L’indagine ha coinvolto circa 5.000 pensionati olandesi trasferiti all’estero dopo i 50 anni e 1.300 pensionati rimasti nei Paesi Bassi.

I risultati hanno evidenziato che chi si è trasferito all’estero è più incline alla solitudine sociale, pur non soffrendo necessariamente di solitudine emotiva.

Il peso delle relazioni preesistenti

L’intensità della solitudine dipende da diversi fattori, tra cui la forza dei legami mantenuti nel paese d’origine e la capacità di adattamento alla nuova realtà. Chi ha perso i contatti con amici e familiari nel paese natale si è rivelato più solo, mentre chi ha instaurato buoni rapporti con i vicini nella nuova patria ha riscontrato meno problemi di isolamento.

Un altro elemento chiave è la conoscenza della lingua locale. Non tutti i pensionati che si trasferiscono conoscono la lingua del paese di destinazione e, anche se possono cercare di creare una nuova rete, difficilmente sarà solida come quella costruita negli anni nel paese d’origine.

Qualità delle relazioni, non quantità

La ricerca ha messo in luce che la solitudine non dipende solo dalla quantità di relazioni sociali, ma dalla loro qualità. Curiosamente, i pensionati all’estero tendono a essere più sani, più benestanti e più spesso in coppia rispetto a chi rimane in patria, il che rende i risultati ancora più sorprendenti.

Anche la distanza dal paese d’origine gioca un ruolo. Chi si è trasferito molto lontano, come in Thailandia o nelle Filippine, è risultato più incline alla solitudine emotiva, probabilmente a causa della mancanza di un partner.

Un consiglio per chi sogna l’estero

Secondo i risultati di questo studio, chi sta pensando di trasferirsi all’estero per la pensione dovrebbe riflettere attentamente sull’importanza di mantenere i rapporti con amici e familiari, cercando al contempo di costruire legami profondi nella nuova comunità. Anche trasferirsi con un partner può fare la differenza.

In definitiva, la solitudine non dipende solo dall’assenza di compagnia, ma dalla discrepanza tra le relazioni che desideriamo e quelle che realmente abbiamo.

METALLIRARI.COM © ALL RIGHTS RESERVED



LA LETTURA CONTINUA...