Secondo le ultime stime del Center for Research on Energy and Clean Air (CREA), dall’inizio della guerra in Ucraina iniziata circa un anno fa, la Russia ha guadagnato più di 315 miliardi di dollari di entrate dalle esportazioni di combustibili fossili in tutto il mondo, di cui quasi la metà (149 miliardi di dollari) grazie a paesi dell’Unione Europea (UE).
Naturalmente, quello che sorprende è trovare nella classifica tanti paesi europei che hanno fatto della retorica delle sanzioni contro la Russia un baluardo politico da sbandierare con grande orgoglio. Meno sorprendente invece che sia la Cina il principale acquirente di combustibili fossili russi. Pechino ha importato soprattutto petrolio greggio, che ha costituito oltre l’80% delle sue importazioni per un totale di oltre 55 miliardi di dollari dal 24 febbraio 2022.
I grandi compratori europei? Germania, Olanda e Italia
La più grande economia della UE, la Germania, è il secondo più grande importatore di combustibili fossili russi, in gran parte per le importazioni di gas naturale che hanno rappresentato un valore di oltre 12 miliardi di dollari su un totale di 26,1 miliardi.
Anche l’Italia ha fatto la sua parte, risultando il sesto maggior importatore di combustibili fossili dalla Russia, con un totale di 14,8 miliardi di dollari. Di questi, 8,7 miliardi di dollari sono stati di petrolio greggio, 5,6 miliardi di gas naturale e 0,4 miliardi di carbone.
Ma vediamo il quadro completo dei primi 12 paesi importatori di combustibili fossili dalla Russia in termini di valore, dal 24 febbraio 2022 al 26 febbraio 2023.
I primi 12 paesi importatori di combustibili fossili russi
Cina (66,6 miliardi di dollari)
2ºGermania (26,1 miliardi di dollari)
3ºTurchia (25,9 miliardi di dollari)
4ºIndia (24,1 miliardi di dollari)
Olanda (18 miliardi di dollari)
6ºItalia (14,8 miliardi di dollari)
7ºPolonia (12,1 miliardi di dollari)
8ºFrancia (9,5 miliardi di dollari)
Belgio (9,2 miliardi di dollari)
10ºUngheria (8,6 miliardi di dollari)
11ºBulgaria (6,4 miliardi di dollari)
12ºSlovacchia (6,2 miliardi di dollari)
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