I prezzi dell’oro, anche se hanno leggermente recuperato dalle precedenti perdite, sono comunque finiti ai minimi dell’ultimo anno. Una discesa che deve ringraziare anche il disappunto espresso da Donald Trump circa gli aumenti dei tassi della Federal Reserve americana (FED).
Il popolare futures di agosto è arrivato a 1.224 dollari per oncia, segnando il livello più basso dal luglio dello scorso anno. Inoltre, rispetto al picco di gennaio di 1.362,90 dollari, ha perso oltre il 10%.
Anche altri metalli hanno vacillato. L’argento, per esempio, è arrivato a 15,4 dollari per oncia, segnando la sua chiusura più bassa dalla fine del 2016.
Gli Stati Uniti sono il rifugio più sicuro per la guerra commerciale
Come spesso avviene in questi casi, è stata la crescita del dollaro ad affossare le materie prime quotate con la valuta americana, in particolare l’oro. Il rimbalzo del dollaro è dovuto al fatto che gli investitori scelgono gli Stati Uniti come porto sicuro durante la guerra commerciale in corso tra USA ed i suoi principali partner in tutto il mondo.
Secondo Altavest, il mancato raggiungimento dei 1.240 dollari fa pensare che il metallo giallo sia proiettato sul supporto grafico di 1.180 dollari. Probabilmente, per chi vuole scommettere su un rialzo sarebbe meglio temporeggiare, aspettando di vedere cosa succederà quando il metallo si avvicina al livello di 1.180 dollari.
Inoltre, gli investitori in oro farebbero bene a non dimenticare che ci sono segnali che la FED, nel corso di quest’anno, continuerà ad aumentare i tassi di interesse, in quanto ha deciso di normalizzare la politica monetaria dell’era della crisi. Di conseguenza, il mercato sta scommettendo su un rialzo del dollaro e sta spingendo i tassi di interesse verso l’alto.
In genere, l’aumento dei tassi porta ad una riduzione dell’appetito per le materie prime, che non offrono un rendimento come il dollaro. Ecco perchè cresce il numero di analisti che, nel breve termine, si dichiarano ribassisti sull’oro.
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