Oro a 1.200 dollari per Goldman Sachs

Gli analisti di Goldman Sachs sono leggermente ribassisti sull’oro. Se la crisi nordcoreana non degenererà, sembra che nulla potrà risollevare nei prossimi mesi le sorti del metallo giallo.

A inizio anno l’oro ha avuto una buona performance, raggiungendo un picco trimestrale di 1.257 dollari per oncia nel corso del mese di febbraio.

Non è però riuscito ad oltrepassare la soglia dei 1.300 dollari, come era successo invece lo scorso anno prima delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti. Adesso, alcuni osservatori ritengono che, se l’economia americana continuerà a rafforzarsi, il metallo giallo non arriverà a oltrepassare tale limite.

In particolare, gli analisti di Goldman Sachs (NYSE: GS ) prevedono che nei prossimi tre mesi i prezzi toccheranno i 1.200 dollari. Le cause? I tassi di interesse americani più alti, le forti aspettative sulla riforma fiscale di Trump e la crescita economica migliore di quanto ci si aspettasse.

Attenzione alle tensioni in Corea del Nord

Tuttavia, non tutti sono d’accordo. Altri analisti ritengono che l’aumento della tensione in Corea del Nord o un rallentamento della crescita globale potrebbero smentire le previsioni sull’oro della Goldman Sachs.

Comunque, l’oro è sceso quasi del 1,6% la scorsa settimana, mangiandosi tutti i guadagni accumulati dopo la presentazione dei tagli fiscali negli Stati Uniti. D’altronde, gli elementi chiave che hanno sempre spinto la gente a comprare oro sono la svalutazione del dollaro e l’inflazione, che non sono per nulla all’orizzonte.

Resta ancora il fattore Trump, che con la sua imprevedibilità potrebbe sorprendere i mercati e risollevare le sorti del metallo giallo, come già accaduto prima della sua elezione. Ma le probabilità sono tutte per un miglioramento dei dati economici nei prossimi mesi, cosa che spingerà gli investitori a spostare il denaro dai lingotti verso beni ad alto rendimento. Quando chi investe è ottimista sulla crescita economica, l’oro scende.

Soltanto lo scoppio di una guerra nucleare nella penisola coreana potrebbe invertire il trend dell’oro, un’ipotesi che naturalmente nessuno si augura possa, neanche lontanamente, prendere forma.

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