Nuove tecnologie militari sempre più affamate di metalli

La recente presentazione della nuova serie di robot militari per il Pentagono, solleva timori sulla disponibilità di materie prime per sostenere tecnologie tanto avanzate quanto dipendenti da alcuni metalli strategici.

L’innovazione è un elemento essenziale per la difesa e la sicurezza di una nazione.

Guardando a cosa stanno facendo negli Stati Uniti, dove l’apparato militare è una priorità nazionale, il Robotics Challenge (RDC), ha recentemente mostrato hardware e software dei nuovissimi robot militari, in grado di affiancare gli sforzi bellici in ambienti troppo pericolosi o difficili per gli esseri umani.

Un progetto da 95 milioni di dollari che dimostra quale sia il livello dell’impegno del Pentagono per l’innovazione e per la creazione di tecnologie militari d’avanguardia.

Tuttavia, un aspetto meno evidente ma non per questo meno importante, è la disponibilità di fonti di approvvigionamento sicure ed affidabili di materie prime necessarie per questi sistemi.

Molti dei minerali e metalli indispensabili alla sicurezza dell’Occidente, restano bloccati e inaccessibili sotto terra

Il Dipartimento della Difesa (DOD) degli Stati Uniti utilizza 750.000 tonnellate di minerali ogni anno per poter disporre di tutta l’attrezzatura tecnologica necessaria a proteggere le proprie truppe. Metalli come rame, piombo e nichel vengono utilizzati per gli ingranaggi dei mezzi militari, per l’artiglieria e per le più disparate tecnologie per la difesa. Il berillio, uno dei metalli più critici e strategici, viene utilizzato per ridurre il peso e migliorare le prestazioni degli aerei da combattimento.

Ma nonostante l’importanza strategica di minerali e metalli indispensabili alla difesa militare e quindi alla sicurezza nazionale, Stati Uniti ed Europa producono scarse quantità di queste materie prime, nelle mani soprattutto di Cina, Russia, Cile e Sudafrica.

Per quanto riguarda 19 minerali chiave, la dipendenza dalle importazioni è totale, mentre per altri 24 minerali di base la dipendenza da approvvigionamenti esterni è del 50%. Tutto ciò in un contesto di instabilità geopolitica nelle principali zone che detengono il controllo di queste risorse naturali, con il rischio evidente di una interruzione degli approvvigionamenti.

Paradossalmente, molti dei minerali e metalli indispensabili alla sicurezza dell’Occidente, restano bloccati e inaccessibili sotto terra. Infatti, a causa delle lungaggini burocratiche e delle difficoltà ambientali, lo sviluppo delle attività estrattive in Europa e negli Stati Uniti è ai minimi termini. Così come gli investimenti nelle miniere già esistenti.

L’unica strategia fino ad ora adottata per far fronte a questo problema è stata quella di creare scorte strategiche per i minerali e metalli più critici, primi tra tutti il berillio.

Se le pressioni dei militari per razionalizzare le politiche minerarie nei paesi interessati non produrranno risultati tangibili, la supremazia militare dell’Occidente, Stati Uniti in testa, potrebbe venire irrimediabilmente compromessa.

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