Quest’anno l’oro ha abituato gli investitori a forti balzi verso il basso, ma questa mattina il balzo di circa 30 dollari è stato di segno opposto.
I futures dell’oro hanno improvvisamente raggiunto i 1.346 dollari/oncia (+2,48%) subito dopo l’annuncio della FED (Federal Reserve) che non avrebbe per nulla ridotto il programma di incentivazione monetaria all’economia, la cosiddetta stampa di carta moneta.
La decisione della banca centrale americana è giunta del tutto inattesa dai mercati, che si attendeva che la quantità di denaro mensile per stimolare l’economia sarebbe stato abbassato a 10 miliardi di dollari. Invece verranno mantenuti gli attuali 85 miliardi di dollari fino a quando non arriveranno dei segnali di miglioramento dall’economia.
Naturalmente, oltre all’oro, hanno messo a segno importanti guadagni anche gli altri metalli preziosi come argento, platino e palladio.
Inoltre, dalle rilevazioni di Bloomberg, le azioni e i titoli di stato americani sono saliti al contrario dei rendimenti dei titoli del Tesoro americano a 10 anni che sono scesi al 2,77%.
Le quotazioni azionarie delle principali società minerarie aurifere sono bruscamente aumentate in un solo giorno: GoldCorp è salita fino al + 5,46% e Barrick fino al 5,25%.
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