La corsa alle terre rare

Il mercato delle terre rare continua ad essere al centro di tensioni e preoccupazioni per le industrie occidentali che temono l’interruzione delle forniture cinesi.

Nel corso degli ultimi due anni, i metalli rari sono stati al centro dell’attenzione dei mass-media a causa dei problemi di fornitura di questi materiali. 

Nel 1980 questi minerali, soprattutto quelli delle terre rare, venivano estratti soprattutto negli Stati Uniti. Ma negli anni ’90, a causa dei costi di estrazione e dell’alto impatto ambientale, l’occidente ha progressivamente abbandonato il mercato mentre la Cina ha cominciato a produrre terre rare, ottenendo in breve tempo il monopolio mondiale. Da questa posizione privilegiata, la Cina ha approfittato del vantaggio competitivo, salendo nella catena del valore e raggiungendo la produzione di tutti quei beni finiti per i quali questi metalli sono indispensabili.

Attualmente, la Cina produce più del 95% delle terre rare del mondo, ma nel 2006 ha cominciato a imporre imposte e dazi alle esportazioni di questi materiali. Nel 2010, la quota di esportazioni è stato tagliato di circa il 40%, producendo un deficit di terre rare su tutto il mercato mondiale. L’effetto sui prezzi è stato dirompente: i prezzi di neodimio e disprosio, per esempio, sono passati da circa 20 dollari/kg a 150 dollari/kg per il primo e da 450 dollari/kg a 4.500 dollari/kg per il secondo. In seguito, i prezzi di questi metalli  sono scesi, ma la volatilità assai elevata ha spinto un numero significativo di attori fuori dal mercato. Il risultato di questo situazione potrebbe essere che molti dispositivi saranno meno efficienti a causa dell’indisponibilità di questi materiali critici.

I metalli delle terre rare vengono impiegati in un’ampia varietà di moderne tecnologie: dai catalizzatori, ai dispositivi per l’illuminazione, alle batterie. Ma le più importanti applicazioni sono quelle dei materiali magnetici permanenti, che rappresentano circa il 20% del mercato in base al volume e del 37% in base al costo. Nel caso delle terre rare, gli impieghi comprendono magneti permanenti al neodimiosamario  e disprosio. I magneti al neodimio-ferro-boro sono componenti indispensabili in molte applicazioni nei settori dell’high-tech e dell’energia pulita: elettronica di consumo, motori per veicoli ibridi e generatori per turbine eoliche.

Anche se le riserve cinesi di terre rare rappresentano solo circa il 30% l’offerta potenziale in tutto il mondo, uno dei problemi più pressanti è la fornitura di disprosio, che viene usato per aumentare la stabilità termica. Dalla Cina non ne arriva a sufficienza per soddisfare tutta la domanda dell’occidente e le prospettive per i prossimi mesi portano molti osservatori a temere gravi ripercussioni sulle industrie che impiegano magneti permanenti nei loro prodotti.

Esistono molte possibili soluzioni all’attuale carenza, tra cui l’apertura delle miniere di terre rare in paesi al di fuori della Cina oppure l’uso di tecnologie alternative che non contengono terre rare.  Ma si potrebbe anche ridurre la quantità terre rare utilizzate oppure si potrebbe sfruttare il riciclo di apparecchiature elettriche contenenti i preziosi metalli.

Una delle tecnologie più promettenti per l’estrazione di terre rare dai dispositivi elettronici dismessi, è quella che impiega l’idrogeno. Con un ingombro ridotto rispetto a quello necessario per l’estrazione mineraria, si potrebbero ottenere questi preziosi elementi dal riciclo.

Anche se l’idrogeno potrebbe aiutare a contenere l’emergenza internazionale causata dal deficit di questi metalli, tutti gli osservatori concordano nel prevedere che la corsa mondiale alle terre rare è soltanto agli inizi.

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