La Cina riapre le esportazioni di terre rare

La Cina di adegua alla condanna del WTO e riprende le esportazioni di terre rare, ma gli effetti sul mercato sono tutt’altro che scontati.

A seguito della sentenza di condanna dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) dello scorso anno nei confronti dei vincoli alle esportazioni di terre rare, la Cina ha abolito il suo sistema di quote fisse per le terre rare.

Secondo quanto riportato da Reuters, il cambio di sistema è avvenuto alla fine di dicembre. Il nuovo regime riguarda anche le quote di esportazione di tungsteno, molibdeno e fluorite.

All’inizio del 2014, il WTO ha condannato la Cina per il caso delle terre rare, denunciata nel 2012 da Stati Uniti, Giappone e Unione Europea. La sentenza ha stabilito che le regole cinesi per le esportazione di terre rare erano incompatibili con i suoi obblighi in quanto membro del WTO (“Il WTO condanna la Cina per le terre rare“).

Naturalmente, la notizia dell’abolizione delle restrizioni all’esportazione è stata accolta con sollievo al di fuori dalla Cina, anche se qualche osservatore pensa che la sentenza potrebbe non avere l’effetto sul mercato che molti si attendono.

L’abolizione delle quote all’esportazione può significare incertezza di approvvigionamento

L’abolizione delle quote all’esportazione potrebbe significare meno trasparenza e meno certezza di approvvigionamento per gli acquirenti di fuori della Cina.

Inoltre, la sempre maggior presenza dello stato cinese nelle aziende produttrici di terre rare, potrebbe favorire condizioni simili a quelle esistenti quando c’erano le restrizioni alle esportazioni.

Di certo, gli effetti della nuovo sistema per le esportazioni di terre rare dalla Cina sono ancora del tutto sconosciuti.

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