La Cina e le terre rare: la storia del gatto che gioca con il topo

La politica della Cina nel settore delle terre rare, sta suscitando preoccupazioni in Occidente, che però non si è ancora reso conto di quanto è grave e pericolosa la completa dipendenza dalle forniture cinesi.

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La Cina è il più grande produttore ed esportatore mondiale di terre rare. Le cronache degli ultimi anni hanno evidenziato come il monopolio su questi metalli rari consenta al paese di detenere un vantaggio competitivo industriale, poiché sono metalli indispensabili per le industrie occidentali nel settore high-tech, delle energie rinnovabili, automobilistico e militare, soltanto per citare i principali settori.

Ma la notizia che la Cina diventerà anche il primo consumatore al mondo di terre rare, ha gettato nella preoccupazione anche quei pochi osservatori che fino ad oggi avevano sottovalutato il problema.

La crescita di industrie high-tech, l’aumento delle spese per nuove tecnologie militari e la produzione di energia verde, sta spingendo la Cina a diventare un consumatore insaziabile di questi metalli. Secondo l’US Geological Survey, il consumo cinese di  terre rare è quadruplicato, passando da 19.000 tonnellate nel 2000 a 73.000 tonnellate nel 2009. Circa il 30% del consumo cinese di terre rare è destinato alla produzione di magneti.

Secondo fonti bene informate, il governo cinese ha drasticamente ridotto le esportazioni non, o meglio non solo, per mettere in difficoltà le industrie occidentali, ma soprattutto per consolidare il settore e far nascere aziende nazionali più grandi, in grado di soddisfare la domanda interna di terre rare nei prossimi anni. La motivazione ufficiale dell’interruzione di forniture all’occidente, riferisce che la protezione dell’ambiente e le conservazione delle risorse naturali sono l’obbiettivo che il governo vuole raggiungere. Naturalmente la mossa cinese ha causato un forte aumento dei prezzi.

Entro il 2014 la Cina diventerà un importatore netto di alcune terre rare.

Ma l’aspetto più importante è che la Cina ha la volontà e i mezzi per affermare il proprio dominio a livello mondiale, nella produzione di componenti altamente critici come magneti, celle di stoccaggio dell’idrogeno, materiali luminescenti e altro ancora. Le terre rare costituiscono soltanto la materia prima per tali prodotti. Non meno trascurabile il fatto che il governo cinese abbia implementato una strategia per incoraggiare, tramite incentivi, le aziende internazionali bisognose di terre rare a trasferire i loro impianti in Cina.

Ad oggi la Cina produce più dell’80% dei magneti del mondo ed è destinata a continuare a crescere in questo settore. Satelliti, energie rinnovabili, apparecchiature medicali e attrezzature di perforazione del gas naturale sono solo alcune delle applicazioni dei magneti. Le aziende high-tech cinesi, le maggiori consumatrici di terre rare, sono destinate a svolgere un ruolo dominante a livello globale nei prossimi anni.

Quello che è accaduto negli scorsi anni e ancor più quello che sta avvenendo sul mercato delle terre rare, dovrebbe far suonare qualche campanello d’allarme in occidente. Ma è difficile sentire qualcosa per chi è sordo.

>Secondo un osservatore cinese, che vuole mantenere l’anonimato, sulle terre rare la Cina sta soltanto mettendo alla prova le capacità di reazioni occidentali: è il gatto che sta giocando con il topo, prima di mangiarselo.

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È di oggi la notizia che la Cina taglierà ulteriormente la produzione di terre rare e di metalli rari strategici (tra i quali molibdeno, tungsteno e gallio) di almeno il 20%.



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