La guerra in Ucraina è una minaccia anche per le forniture di titanio

L’escalation del conflitto tra Russia e Ucraina sta alimentando le preoccupazioni sulla catena di approvvigionamento del titanio.

Le sanzioni e gli embarghi sulle materie prime potrebbero minacciare seriamente un mercato piccolo ma strategico come quello del titanio.

Il più grande produttore mondiale di spugne di titanio (una forma porosa di metallo alla base di tutto il settore) è infatti una società russa, la VSMPO-Avisma. Questa azienda ha una capacità di 34.000 tonnellate all’anno e fornisce gran parte dei prodotti in titanio utilizzati da Airbus e Boeing per gli aerei.

Se la Russia ferma l’esportazione di metalli…

Adesso come adesso, la catena delle forniture sta funzionando ma, se la Russia dovesse rispondere alle sanzioni occidentali fermando l’esportazione di metalli, titanio in particolare, nascerebbero grossi problemi. Sia Airbus che Boeing fanno attualmente affidamento su VSMPO-Avisma per le forniture di questo metallo.

Esistono altri produttori di spugne di titanio, come la giapponese Toho Titanium e le americane ATI Metals e RTI International Metals. Queste aziende potrebbero essere fonti alternative di prodotti in titanio. Inoltre, i produttori aerospaziali europei Safran e Airbus hanno recentemente acquistato Aubert & Duval proprio per avere una loro catena di approvvigionamento di metallo.

Il più grande fornitore di titanio per la Boeing

Tuttavia, gli esperti credono che sia difficile e doloroso staccarsi completamente da VSMPO-Avisma, data la sua grande quota di mercato. Tant’è vero che a novembre la Boeing ha firmato un accordo con l’azienda russa per la fornitura e lo sviluppo di nuove leghe e tecnologie. In base all’accordo, VSMPO-Avisma rimane il più grande fornitore di titanio per gli aerei commerciali Boeing attuali e futuri.

Invece, secondo Argus, la Airbus dice di essersi protetta nel breve e medio termine da rischi geopolitici grazie ad un mix di approvvigionamenti.

Guardando la Russia, va considerato che le materie prime utilizzate per produrre il titanio, ilmenite in particolare, hanno problemi di reperimento. I russi ne importavano dall’Ucraina fino a quando il presidente Volodymyr Zelensky non ne ha vietato l’esportazione in Russia. Adesso c’è una carenza e, quindi, tutti cercano di trovare rottami che sul mercato sono diventati difficili da reperire.

A causa di tutte queste incertezza, i prezzi a Rotterdam del ferro-titanio russo sono saliti in una sola giornata (22 febbraio) a 6,75-7,20 dollari al chilogrammo, dai 6,50-6,90 dollari del 17 febbraio.

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