Grandi profitti con le materie prime. Gli hedge funds brindano alla guerra

Da febbraio ad oggi, un fondo d’investimento americano ha già guadagnato centinaia di milioni di dollari puntando sulle commodities.

Guerra e materie prime sono un binomio che, storicamente, ha sempre consentito a qualcuno di accumulare grandi ricchezze.

In questo senso, con il conflitto tra Russia e Ucraina, la storia si ripete. Gli hedge fund che hanno scommesso sul rialzo sulle materie prime stanno registrando rendimenti fuori misura (+30% in due mesi). D’altronde, stiamo tutti assistendo al più grande rally delle commodities degli ultimi decenni.

Un’opportunità di investimento generazionale

I vincitori della scommessa, secondo il Wall Street Journal, sono il fondo Soroban Capital Partners LP, il New York Castle Hook Partners e il Pilgrim Global. Il primo di questi fondi, da febbraio ad oggi ha guadagnato diverse centinaia di milioni di dollari e, secondo il suo fondatore, ci troviamo soltanto all’inizio di un’opportunità di investimento generazionale.

Non era difficile capire che le materie prime sarebbero esplose. Dopo anni di sotto-investimenti per sviluppare nuove miniere e giacimenti, con il mondo che si sta sforzando di limitare le emissioni di CO2, gli esperti dicevano da tempo che i prezzi delle materie prime sarebbero aumentati. Per convincersene basta leggere gli articoli che abbiamo pubblicato a riguardo nel corso degli ultimi dieci anni.

I mercati già soffrivano per un’offerta ristretta

Gli assets che stanno trascinando le performance di tutti questi hedge funds sono i titoli azionari di chi produce petrolio o gas, di chi produce fertilizzanti oltre a futures sulle commodities. Tutti beni aumentati vertiginosamente con lo scoppio della guerra che ha messo in crisi mercati che già soffrivano per un’offerta ristretta.

La Russia rappresenta oltre il 10% delle forniture mondiali di petrolio, gas naturale e grano. Ma è anche una delle principali fonti di potassio, un fertilizzante utilizzato dalle colture in tutto il mondo. Anche l’Ucraina è un importante esportatore di prodotti agricoli.

Non riusciremo a sostituire le materie prime rimosse dal mercato con le sanzioni

È voce unanime tra i traders che sarà molto difficile, se non impossibile, sostituire le materie prime che sono state rimosse dal mercato con le sanzioni. Tutto ciò in un contesto in cui le riserve globali sono molto basse a causa di una diminuzione delle spese in conto capitale nel settore. Ci vorranno anni, se non decenni, per riuscire a rendere operativi nuovi progetti su larga scala.

In una recente intervista, il direttore di un importante hedge fund americano, il Bison Interests, a proposito del mercato delle materie prime ha detto: “Non credo che la gravità dello sbilanciamento tra domanda e offerta e la durata di questo squilibrio siano ben comprese“.

Se poi vogliamo coniugare queste prospettive globali a paesi come l’Italia o come quasi tutti i paesi europei, c’è da mettersi le mani nei capelli. Nessuno, ma proprio nessuno, tra i politici che hanno la responsabilità di guidare il paese si rende minimamente conto che usare le sanzioni per tagliare i ponti con l’unico pezzo del nostro continente che possiede materie prime (la Russia) è una condanna a morte per tutto il nostro sistema produttivo ed economico.

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