Il Giappone rivive un antico amore: le miniere di oro

Il Giappone ha deciso di rilanciare una delle sue risorse storiche: le miniere di oro. Saranno delle aziende straniere a tentare l’impresa.

Era il 13º secolo quando Marco Polo raccontava delle grandi ricchezze minerarie del Giappone, definendolo la “terra d’oro“. Il palazzo placcato d’oro dell’Imperatore e i carichi di metallo giallo che venivano commerciati con la Cina, accesero la curiosità e il desiderio dell’Occidente nei confronti dell’Asia.

Al giorno d’oggi, i racconti del leggendario viaggiatore veneziano tornano di attualità, visto che il Giappone sta riportando in vita le sue miniere d’oro. Infatti, il governo ha aperto alle società straniere la possibilità di cercare oro nel paese, allentando le misure protezionistiche sul settore minerario (l’atto legislativo risale al 2012).

Stop al protezionismo minerario

Il Giappone è una delle nazioni politicamente ed economicamente più stabili al mondo. Ma è anche la terza economia più grande del mondo, con una borsa valori, quella di Tokyo, che è la terza più grande al mondo e la più grande in Asia.

Da anni, il paese fa affidamento sulle importazioni di risorse minerali, essendo leader mondiale nella loro trasformazione. Ha infatti circa 20 fonderie e raffinerie che lavorano rame, piombo, nichel e zinco.

La decisione di abbandonare il protezionismo nel settore minerario, indica che la nazione asiatica ha deciso di stimolare seriamente la crescita della propria industria mineraria. In Giappone ci sono 76 vecchie miniere di oro, tra cui cinque grandi depositi con oro tra i più puri del mondo.

Le leggende sulle ricchezze della “terra d’oro” nascono dalla posizione del paese in uno dei luoghi più tettonicamente attivi del mondo, lungo il bordo occidentale della cosiddetta Ring of Fire. Circa il 10% di tutta l’attività vulcanica della Terra si verifica in Giappone, che ospita oltre 110 vulcani e numerose aree idrotermicamente attive che si estendono in tutto l’arcipelago.

Perciò, la maggior parte della mineralizzazione aurea del Giappone si trova in depositi epitermici vicini alla superficie. Uno di questi  rappresenta una delle miniere di oro più pregiate al mondo: la miniera Hishikari, della Sumitomo Metal Mining.

La storia dell’oro giapponese

Il metallo giallo fu scoperto per la prima volta in Giappone nel 749, a Tamayama, nell’odierna prefettura di Iwate. L’oro estratto fu utilizzato per costruire la famosa statua del Buddha placcato in oro nel tempio Todai-ji di Nara.

Molto più tardi, nel 1550, iniziò l’estrazione di metallo giallo nelle prefetture di Niigata, di Fukushima e di Yamagano. La seconda miniera di oro del paese, Sado in Niigata, fu scoperta per la prima volta durante questo periodo. Una risorsa che costituì la fonte della valuta nazionale per oltre 250 anni.

L’estrazione mineraria su larga scala iniziò nella metà del XIX secolo, dopo le scoperte dei giacimenti d’oro di Oita, Kushinkino e Kounomai. Ma la Seconda Guerra Mondiale pose fine alla produzione di metallo giallo poiché il paese doveva concentrarsi su metalli più utili alla guerra (ferro, per esempio).

Solo la corsa al rialzo del prezzo dell’oro negli anni ’70, spinse la ricerca di metallo giallo nella prefettura di Kagoshima, portando alla scoperta della miniera di Hishikari nel 1981. Questa, è a tutt’oggi l’unica miniera d’oro operativa del paese.

Un’isola di opportunità minerarie

Nel corso dello scorso secolo, il Giappone ha tenuto chiuse la maggior parte delle proprie miniere. Infatti, il governo non rilasciava licenze per l’esplorazione mineraria e, inoltre, la valuta giapponese era così alta da rendere questo tipo di attività estremamente costosa.

Nonostante la sua reputazione storica come una terra che brulica di oro, i quasi 400.000 chilometri quadrati del Giappone rimangono ancora sottosviluppati per il metallo giallo. Oggi, il paese appare in tutta la sua fortunata posizione geologica, con un enorme potenziale per le miniere di oro, in gran parte inutilizzate.

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