Ritorna la fusione fredda, l’energia atomica a temperatura ambiente

Quando si parlava di fusione fredda negli anni ’90, sembrava si parlasse di fantascienza. Ma oggi, un’azienda multimiliardaria nel settore della difesa la sta riconsiderando.

Quello che 30 anni fa era pura fantascienza, oggi potrebbe cambiare il mondo per sempre. E chi lo dice è la Lockheed Martin, un’impresa statunitense leader mondiale nel settore aerospaziale e della difesa.

In effetti, in un mondo alle prese con crisi energetiche e cambiamenti climatici, gli scienziati devono iniziare a pensare fuori dagli schemi per trovare le soluzioni di cui abbiamo urgentemente bisogno.

Trent’anni fa, una coppia di chimici suscitò grande scalpore quando affermò di aver ottenuto la fusione fredda con un semplice apparecchio a temperatura ambiente. Ma, ironia del destino, nessun altro riuscì a replicare l’esperimento e, quindi, la comunità scientifica lo classificò tra le idee buone che però non funzionano.

Ma, a distanza di anni, la più grande azienda al mondo nel settore militare ha messo in pista un ambizioso progetto: il Compact Fusion Reactor.

Cos’è la fusione fredda?

La fusione fredda consiste nella produzione di energia usando gli stessi processi che alimentano il sole e le altre stelle, ma a temperatura ambiente. Se la cosa fosse possibile, si potrebbe avviare una reazione di fusione nucleare senza la folle quantità di energia che è attualmente necessaria.

Nella fusione normale, due nuclei più piccoli si fondono per formare un nuovo nucleo più grande. Se quest’ultimo nucleo è instabile, si disintegra rapidamente rilasciando energia.

Tuttavia, i nuclei hanno potenti cariche positive che creano forti forze repulsive. È quindi necessaria molta energia per costringerli tanto vicini da fondersi. Per ottenere l’energia necessaria alla fusione sono necessarie temperature nell’ordine di 50 milioni di gradi Celsius o anche di più.

Invece, la fusione fredda tenta di arrivare allo stesso risultato ma a temperatura ambiente, dissolvendo il deuterio in un metallo solido, generalmente palladio.

L’idea della fusione fredda è che sia possibile dissolvere l’idrogeno e i suoi isotopi in determinati solidi in concentrazioni sufficientemente elevate che i nuclei di idrogeno si fondono. Inoltre, le cariche elettriche negative degli elettroni nel solido annullano parzialmente le forze di repulsione tra i nuclei, facilitando così il processo di fusione.

Un reattore a fusione compatto in 10 anni

Nel 2014, Lockheed Martin ha annunciato che aveva in programma di costruire un reattore a fusione compatto (CFR) in soli 10 anni, suscitando reazioni scettiche. Forse è per questo che Lockheed ha tenuto nascosto il suo progetto Compact Fusion Reactor per cinque anni. Ma, a luglio di quest’anno, le carte sono state scoperte.

L’azienda ha costruito un reattore all’anno, apportando progressivi miglioramenti per arrivare ad un prototipo (soprannominato TX), che sarà in grado di funzionare per non meno di 10 secondi in stato stazionario dopo lo spegnimento degli iniettori.

Sembra che quanto fatto fino ad oggi dimostri che la fisica su cui si poggia tutto il lavoro sia solida. Tuttavia, non c’è ancora alcun segno di fusione fredda. Secondo i moderni calcoli teorici la fusione fredda potrebbe funzionare ma gli effetti sarebbero troppo piccoli per produrre qualsiasi tasso di fusione rilevabile.

La fusione fredda diventerà mai una realtà? È probabile che prima o poi ci riusciremo, ma i tempi sono così lunghi da far dormire sonni tranquilli a tutti i produttori di combustibili fossili.

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