Finanza islamica: quando l’etica viene prima del denaro

Chi sente parlare per la prima volta di finanza islamica, immagina istituti bancari medioevali, più simili ad una moschea che ad un ufficio. In realtà, le cose stanno diversamente, con la finanza islamica che ha molto da insegnare a quella occidentale…

In Occidente, sono ancora in pochi a conoscere la finanza islamica, un settore che solo 30 anni fa esisteva a malapena. Oggi, è un business da 2,2 miliardi di dollari, con centinaia di istituzioni specializzate situate in oltre 60 paesi.

Innanzitutto, la finanza islamica è un modo di fare transazioni finanziarie e bancarie rispettando la legge islamica (Sharia). Le banche islamiche sono di gran lunga i maggiori attori di questo settore con un patrimonio di 1.500 miliardi di dollari. Secondo Reuters, entro il 2021, le attività bancarie islamiche dovrebbero raggiungere 2.700 miliardi di dollari, mentre tutte le attività conformi alla sharia i 3.500 miliardi di dollari.

Dal 2019, il Fondo Monetario Internazionale (FMI) includerà la finanza islamica nelle sue valutazioni del settore finanziario.

Anche se, a livello globale, rappresenta solo circa l’1% delle attività finanziarie, la finanza islamica ha un tasso di crescita annuo del 10%-12% e sta aumentando più rapidamente della finanza tradizionale. In alcune aree geografiche, come il Golfo Persico o l’Africa sub-sahariana, le banche islamiche competono direttamente con le banche occidentali.

Ma cosa c’è dietro questo successo? Perché sta crescendo così rapidamente?

Per prima cosa, la finanza islamica vieta l’usura.

Vietato guadagnare prestando denaro

In termini economici, questo significa che per la banca e per i clienti c’è il divieto di incassare o pagare qualsiasi interesse. Le banche che rispettano la Sharia non emettono prestiti basati sugli interessi.

Giocoforza dubitare che simili banche possano fare soldi.

In realtà, le banche islamiche guadagnano ma, invece di prestare denaro ai loro clienti riscuotendo gli interessi, acquistano il prodotto sottostante (casa, auto, frigorifero, etc.) e poi lo affittano o lo rivendono a rate al cliente per un prezzo fisso, in genere superiore al valore di mercato iniziale. In questa attività, il fattore chiave è la condivisione del rischio. Infatti, le banche realizzano un profitto sull’operazione come ricompensa per il rischio che hanno assunto con il cliente. Invece di venir remunerate con tassi di interesse, le banche islamiche usano i soldi dei loro clienti per acquisire beni e ne conseguono un profitto quando il prestito viene ripagato con successo.

Inoltre, tutti gli investimenti, le acquisizioni e le transazioni di finanza islamica devono riflettere i valori islamici. Quindi, qualsiasi cosa illecita, come la produzione di alcol, l’allevamento di carne di maiale, la produzione di armi o il gioco d’azzardo, è severamente vietata.

Un approccio etico di fare la banca

Questo approccio etico al business è in buona parte la ragione del successo delle banche islamiche, in un momento in cui molti clienti non si fidano nel sistema finanziario. Inoltre, tutte queste attività aderenti alla Sharia, si sono dimostrate resistenti in tempi di crisi.

Un aspetto assai importante è che, poichè la legge islamica sostiene che fare soldi con il denaro è sbagliato, le banche islamiche tendono ad astenersi dal fare congetture. In altre parole non speculano. Per questa ragione, evitano strumenti derivati ​​come futures o opzioni e preferiscono investire nell’economia reale.

Durante la grande crisi finanziaria cominciata nel 2008, le banche islamiche non hanno sofferto, dal momento che non erano coinvolte con titoli tossici come invece è successo per le banche tradizionali.

Per tutte queste ragioni, la finanza islamica ha mostrato a tutto il mondo di essere seria, stabile e affidabile. Proprio il contrario di quanto accaduto alla finanza occidentale durante l’ultima crisi finanziaria.

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