Euro forte… troppo forte!

Crescono in Europa le preoccupazioni per un euro troppo forte, mentre negli Stati Uniti, chi importa dal Vecchio Continente, si trova in difficoltà.

Per chi acquista prodotti europei in tutto il mondo, l’aumento dell’euro ha causato non pochi problemi.

Il dollaro è diminuito rispetto all’euro di oltre il 13% nel corso di quest’anno a causa delle tensioni con la Corea del Nord e del comportamento non molto rassicurante di Washington. Essendo l’euro la seconda valuta più diffusa del mondo, la cosa assume un interesse assai esteso in tutte le catene di approvvigionamento globali.

Naturalmente, il problema riguarda anche le aziende che hanno vecchi contratti di acquisto da fornitori europei in dollari, dal momento che alla scadenza del contratto la rinegoziazione avverrà sulla base dei nuovi tassi di cambio.

L’euro è considerato un paradiso sicuro rispetto al dollaro e gli investitori stanno percependo i mercati europei come migliori, in grado di offrire opportunità di investimento che nel passato non esistevano. Un atteggiamento diffuso soprattutto tra gli investitori americani, che si stanno rendendo conto che l’amministrazione Trump potrebbe non essere in grado di attuare le riforme fiscali promesse durante la campagna elettorale dello scorso anno.

L’euro è considerato un paradiso sicuro rispetto al dollaro e gli investitori stanno percependo i mercati europei come migliori

L’importanza della riforma fiscale americana nel contesto del rapporto euro-dollaro consiste nella possibilità per imprese come Google e Apple di rimpatriare i profitti detenuti all’estero, cosa che cambierebbe il tasso di cambio tra euro e dollaro dalla sera alla mattina. Si stima che queste società detengano 500 miliardi di dollari in valute diverse dal biglietto verde e, nell’ipotesi di un rimpatrio, la domanda di dollari sarebbe immensa.

Come se non bastasse, la Germania sta cercando di porre fine al Quantitative Easing (QE) per paura di gonfiare bolle immobiliari. Infatti, anche secondo John Cryan, capo della Deutsche Bank, i prezzi delle proprietà nelle economie avanzate hanno registrato livelli record.

Al contrario, i responsabili politici europei sono preoccupati per l’impatto che la fine del QE  potrebbe avere sull’economia e stanno rinviando la decisione anche a causa dell’eccessiva debolezza del dollaro. Infatti, smettere di stampare moneta significherebbe, nell’immediato, un ulteriore rafforzamento dell’euro sul dollaro con un potenziale soffocamento della crescita economica europea.

Mentre la Federal Reserve americana (FED) ha iniziato ad aumentare i tassi di interesse alla fine del 2015, la Banca Centrale Europea (BCE) è riluttante a seguire la stessa strada per il timore di minare ciò che ancora vede come una fragile ripresa.

Ecco perché la maggior parte degli analisti non prevede alcun indebolimento dell’euro, in un quadro idilliaco dell’economia europea fatto di crescita decente, bassa inflazione e stabilità. Unica minaccia: un euro sempre più forte.

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