In mezzo alla palude dell’economia europea, il Portogallo spicca su tutti sorprendendo per la sua ripresa relativamente rapida. Soltanto pochi anni or sono (2011) il paese aveva vissuto un drammatico salvataggio da parte dell’Unione Europea (UE) e del Fondo Monetario Internazionale (FMI).
Ma, negli ultimi anni, l’economia portoghese ha fatto passi da gigante e il PIL reale è tornato al di sopra dei livelli ante crisi. Per il 2019 si prevede un PIL in crescita dell’1,8% e dell’1,7% nel 2020.
6 anni di espansione
Per il sesto anno consecutivo l’economia si sta espandendo anche se, ultimamente, ad un ritmo più lento.
Inoltre, Lisbona ha riguadagnato la fiducia dei mercati finanziari e degli investitori internazionali. Merito di un governo stabile e di uno stretto controllo della politica fiscale, oltre che di un turismo in forte espansione ed esportazioni che vanno a gonfie vele.
C’è ancora la zavorra del debito
Ma c’è ancora un problema: l’elevato rapporto debito/PIL di circa il 120%. Una zavorra che potrebbe pregiudicare gli sforzi del paese per attrarre investimenti dall’estero per potenziare la crescita a lungo termine. Molto dipenderà dalla maggioranza che emergerà dalle recenti elezioni (ottobre) e dalle politiche fiscali del prossimo governo.
Il governo attuale ha ridotto il deficit pubblico senza tagliare salari e pensioni, risultato ottenuto tagliando gli investimenti pubblici. È da vedere se questa impostazione reggerà, dal momento che interrompere gli investimenti per molti anni porta al malfunzionamento, o addirittura all’interruzione, dei servizi pubblici interessati (treni che si rompono, servizi più lenti, etc. etc.).
Comunque, il debito si sta riducendo
In ogni caso, gli economisti pensano che le cose si stiano muovendo nella giusta direzione. Dal 2011 al 2018, le famiglie, il settore pubblico e le società non finanziarie (NFC) hanno cambiato ed equilibrato i loro bilanci. Il rapporto tra debito NFC e PIL è sceso dal 141% nel 2013 al 100,6% nel 2018 (al di sotto della media della zona euro). Il debito pubblico è diminuito dal 130,6% del 2014 al 121,5% dell’anno scorso e il debito delle famiglie è sceso dal 92% del PIL nel 2009 al 66,9% nel 2018.
Fino ad ora, lo sforzo per ridurre il debito ha limitato la capacità di investimenti pubblici nel paese. Ma adesso potrebbe esserci lo spazio per un allentamento, cosa che servirebbe anche come leva per gli investimenti privati.
Tanto è vero che a gennaio, il costruttore francese Vinci ha firmato un accordo da 1,15 miliardi di euro per espandere l’aeroporto di Lisbona e costruire un nuovo hub passeggeri nel vicino Montijo. Qualcosa che contribuirà ad accogliere il crescente numero di turisti che, nel 2018, sono stati circa 13 milioni.
Ci sono ancora rischi, ma non così grossi come in Italia
Sul fronte delle istituzioni finanziarie, si è assistito ad una stabilizzazione, con le banche che hanno ridotto la loro esposizione verso le attività deteriorate.
Di fatto, le riforme orientate all’austerità realizzate durante il “periodo della troika” (BCE, Commissione Europea e FMI) hanno indirizzato il paese verso una ripresa duratura.
Possiamo quindi immaginare un futuro rose e fiori per l’economia portoghese? Purtroppo, esistono dei rischi per un paese che ha ancora un grosso debito e che, di conseguenza, risulta più vulnerabile a shock esterni. Certamente, il Portogallo non è così rischioso come l’Italia, dove l’enorme debito pubblico sembra fuori controllo. Tuttavia, potrebbe esserci un contagio dall‘Italia alla Spagna e al Portogallo.
Secondo gli analisti, si tratta di un rischio concreto nell’orizzonte temporale dei prossimi cinque-dieci anni.
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