È iniziata l’era dei materiali tecnologici

Siamo entrati in un epoca storica, durante la quale i materiali tecnologici acquisteranno una crescente importanza nella nostra vita quotidiana e contribuiranno significativamente a cambiare gli equilibri economici e geopolitici del mondo intero.

È molto difficile fare analisi storiche del periodo in cui si sta vivendo. Spesso le cose si vedono meglio solo da lontano, ma credo che i dati a nostra disposizione siano così numerosi e univoci da farci pensare chiaramente a quali saranno le linee guida che delineeranno il nostro futuro.

La mia tesi a riguardo è che stiamo entrando in un epoca storica, durante la quale i materiali tecnologici acquisteranno una crescente importanza nella nostra vita quotidiana e contribuiranno significativamente a cambiare gli equilibri economici e geopolitici del mondo intero. Vi spiego perché.

Il caso delle terre rare, con la Cina che ha contingentato di fatto la fornitura di questi metalli verso l’occidente facendo tremare tutta l’industria dell’high tech, l’industria bellica e delle energie rinnovabili, ha irreversibilmente spostato la curva della domanda/offerta di tutti i materiali tecnologici. Non solo dei metalli tecnologici (conosciuti anche come metalli rari), ma anche dei minerali energetici e dei minerali per l’agricoltura.

La crescita imprevista e senza precedenti della domanda di materiali tecnologici per la produzione di beni, di energia e di prodotti alimentari a partire dall’inizio del secolo 21°, ha cambiato la dinamica del mercato globale dei materiali. Le uniche imprese minerarie che oggi sono potenzialmente in grado di generare degli utili, sono quelle in grado di produrre a bassi costi nel mercato globale, con un break-even point basso e tale da soddisfare i propri clienti, mantenendo basse le quantità prodotte. Caratteristiche che troviamo principalmente tra le imprese cinesi.

La risposta del capitalismo occidentale all’improvvisa crescita della domanda di materiali tecnologici, è stata quella di trattarla come un problema da risolvere seguendo le linee tradizionali: aumentare i prezzi dei materiali coinvolti fino a quando l’offerta, ingolosita dal profitto, soddisfa la domanda, limitando la pressione dei prezzi verso l’alto. “La domanda creerà gli approvvigionamenti” e “le carenze saranno controbilanciate dalle eccedenze”, queste le risposte date da importanti responsabili acquisti di grande aziende occidentali. Pochissimi hanno compreso che questo approccio è valido soltanto se parliamo di depositi minerari abbastanza concentrati e localizzati, in modo da essere recuperabili con le tecnologie conosciute e in modo economicamente vantaggioso. Ma la miopia, l’avidità e l’ignoranza dei nostri politici attuali, sia in America che in Europa, ha fatto sì che, non solo siamo stati comodamente seduti a guardare, ma abbiamo anche aiutato i nostri concorrenti economici orientali ad ottenere vantaggi con l’acquisizione di molte risorse naturali. Con l’illusione che cedere risorse e depositi minerari potesse contribuire a risanare le finanze occidentali, cullati nella speranza, che mantenendo la supremazia nell’innovazione tecnologica potesse mantenerci qualche vantaggio competitivo. Il concetto di “sicurezza nell’approvvigionamento” non è mai stato preso in considerazione.

Proprio come i soldati iracheni, che indossavano talismani per proteggersi dai proiettili, la nostra elite finanziaria, industriale e politica si è trincerata dietro la bandiera del capitalismo più antiquato e conservatore, per scongiurare i progressi del nuovo capitalismo cinese, che è in grado di travolgere come uno tsunami i singoli paesi occidentali. E non con lo scopo di acquisire più soldi, ma soprattutto di acquisire le proprietà e il controllo di tutte le risorse critiche, in modo da rendere il proprio paese autosufficiente in termini di risorse naturali ed energetiche. I nostri capitalisti sono concentrati sui guadagni nel breve termine, i capitalisti cinesi vogliono acquisire sempre più risorse naturali per creare prodotti e posti di lavoro, non per speculazione.

Credo che presto, forse già quest’anno, i più importanti investitori occidentali si renderanno conto che le prospettive a lungo termine della domanda globale di materiali tecnologici critici è in continua crescita e che il tasso attuale di approvvigionamento di questi materiali è già ad un punto in cui non si può più tenere il passo. La chiave di ricchezza per il futuro è la proprietà e il controllo della catena della fornitura per la produzione di materiali tecnologici. Non ci sono scorciatoie.

Le teorie apocalittiche di penuria delle forniture e di conseguente inflazione galoppante dei prezzi, a causa di un picco dei prezzi delle risorse naturali, in vista di un esaurimento delle stesse, si basano su un tipo di ragionamento che confonde la malattia con il sintomo. La malattia è la finanziarizzazione del capitale, il che significa che la maggior parte degli investimenti effettuati oggi in occidente sono completamente staccati da relazioni con la produzione di beni reali. Il denaro viene usato per pura speculazione. Lo scopo di tali investimenti è solo di fare più soldi. La confusione tra la creazione di ricchezza (lavoro, beni e servizi) ai fini produttivi e la realizzazione di semplice denaro, con il solo fine di fare più soldi, ha portato all’abbassamento dello standard di vita del cittadino occidentale e porterà verso l’estinzione della classe media.

Fino a quando l’occidente sarà dominato da Wall Street e il valore di un uomo si misurerà sul capitale accumulato, anche se non usato per creare beni reali e posti di lavoro, non ci sarà gara. La Cina sta già vincendo.

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