Le recenti vicende che hanno fatto aumentare a dismisura il valore azionario di GameStop, in seguito alla cordata di piccoli investitori radunati in Reddit, ha messo sotto i riflettori anche l’argento. Infatti, dopo GameStop, potrebbe esser la prossima preda dei piccoli, ma numerosi, trader organizzati.
A novembre il metallo bianco valeva circa 22,60 dollari all’oncia ma ad oggi (12 febbraio) vale 27,35 dollari. Il primo febbraio i volumi degli scambi sono aumentati drasticamente e, secondo i dati del CME Group, i volumi dei future sull’argento sono balzati a 372.751, contro i 202.463 del 29 gennaio.
La domanda globale di argento salirà dell’undici percento
Secondo il Silver Institute, la domanda globale di argento aumenterà dell’11% nel 2021. Le prospettive sembrano decisamente brillanti, con una domanda globale che raggiungerà il massimo di 8 anni nel 2021: 1,025 miliardi di once. La crescita riguarderà l’industria, gli investimenti in metallo fisico, la gioielleria e la fabbricazione di argenteria.
La domanda di metallo fisico raggiungerà il massimo in 6 anni con un totale di 257 milioni di once.
Di fatto, l’incertezza economica legata alla pandemia ha contribuito a stimolare l’interesse degli investitori per tutti i metalli rifugio, compreso l’argento. Tanto è vero che il prezzo medio dell’argento è salito da 16,19 dollari nel 2019 a 20,52 dollari nel 2020.
Anche la domanda d’argento per la gioielleria è destinata a crescere con la ripresa economica, fatto salvo che le campagne vaccinali procedano e che si riesca a prevenire la diffusione di nuove varianti del coronavirus.
La politica monetaria sarà accomodante
Naturalmente, la politica monetaria resta un fattore importante per i mercati dei metalli preziosi. Una politica monetaria più flessibile sotto forma di una maggiore offerta di moneta, ad esempio, è generalmente favorevole ai prezzi per beni rifugio come oro o argento.
Come ben sappiamo, la politica monetaria globale è guidata dalla Federal Reserve americana (FED) che sta valutando lo stato di salute del mercato del lavoro statunitense. L’occupazione a gennaio negli Stati Uniti è stata di 10 milioni al di sotto dei livelli di occupazione del febbraio 2020, segnando una perdita maggiore rispetto a qualsiasi altro momento all’indomani della Grande Depressione.
È quindi probabile che, anche in presenza di una ripresa economica, la FED non inasprirà la politica monetaria. Secondo Jerome Powell, presidente della FED, verrà fatto ogni sforzo per raggiungere la piena occupazione e per raggiungere un’inflazione media del 2% nel tempo.
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