La scorsa settimana la Bundesbank tedesca ha pubblicato l’inventario delle proprie riserve di oro.
L’opinione pubblica era preoccupata sulla effettiva consistenza dell’oro della Banca Centrale tedesca, dislocato tra Francoforte, Parigi e New York. Preoccupazioni aumentate dopo la crisi del debito sovrano della zona euro scoppiata nel 2012 e che hanno spinto la Bundesbank a cercare di far tornare le sue riserve auree in Germania (“L’oro tedesco tornerà in Germania?“).
Le riserve di oro della Bundesbank, da quanto pubblicato nel suo enciclopedico rapporto di 2.302 pagine, ammontano a 3.384 tonnellate, corrispondenti a circa 107 miliardi di euro al prezzo attuale del metallo.
Nel 2014 la Banca Centrale tedesca ha rimpatriato 120 tonnellate di oro da New York e da Parigi.
Le riserve auree della Germania sono le seconde più grandi al mondo dopo quelle degli Stati Uniti, ma la Germania, negli ultimi anni, ha dovuto lottare per rimpatriare le sue riserve custodite dalla Federal Reserve a New York.
La mossa della Bundesbank è un tentativo di mostrare trasparenza e strumenti di comprensione di un problema che riguarda soprattutto la classe politica e finanziaria tedesca, preoccupata per il nuovo debito dell’euro-zona e per l’indebolimento continuo dell’euro.
Durante la Guerra Fredda la Bundesbank era felice di tenere il suo oro negli Stati Uniti, a difesa del rischio di una guerra nucleare o di un’invasione della Germania da parte dell’Unione Sovietica. Oggi le paure sono completamente diverse e riguardano la reale consistenza delle riserve d’oro fisiche della Federal Reserve americana e la precaria condizione delle finanze pubbliche degli Stati Uniti.
Per queste ragioni, l’esigenza di chiarezza sulla natura esatta delle quantità e della titolarità dell’oro tedesco, prestiti e swap compresi, non è di poco conto.
Il caso ha voluto che, proprio nello stesso giorno in cui la Bundesbank ha pubblicato il suo rapporto sulle riserve auree, la Deutsche Bank ha avvertito che le perdite aziendali nel terzo trimestre ammontano alla enorme cifra di oltre 6 miliardi di euro, la più grande perdita trimestrale nella storia della banca.
Gli analisti sono rimasti sconvolti dalla notizia, dal momento che si attendevano utili per circa 1 miliardo di euro. Ma qualcuno inizia a domandarsi se non ci siano altri scheletri nell’armadio della banca, come per esempio posizioni in strumenti derivati fuori controllo.
Deutsche Bank rischia forse di diventare un nuovo caso Lehman Brothers in Europa?