È ormai chiaro a tutti quanta poca autosufficienza energetica abbia l’Europa. L’energia eolica, solare e idroelettrica sono ben lungi dall’essere in grado di soddisfare la domanda a breve e a medio termine.
Senza energia, i mercati delle materie prime del continente non possono sopravvivere. Dopo gli effetti della pandemia di COVID-19 e la crisi delle catene di approvvigionamento globali, il problema dell’energia rischia di affossare il settore manifatturiero di molti paesi europei (Germania e Italia soprattutto), che ha sempre prosperato trasformando materie prime ed energia in prodotti ad alto valore aggiunto.
Le aziende di alluminio non riescono a produrre a prezzi ragionevoli
L’elettricità è diventata così costosa che le aziende di alluminio non possono più produrre a prezzi ragionevoli. Molte fonderie hanno quindi ridotto la loro operatività, se non addirittura cessata, acquistando sul mercato molti meno rottami. Naturalmente, questo provoca una forte pressione su tutta l’economia del riciclo.
Chiaramente, tutti gli operatori che si occupano di rottami e riciclo si rendono conto che l’industria europea è in pericolo e il loro destino dipenderà dalla sopravvivenza di tutte quelle aziende che consumano rottami.
Le preoccupazioni ormai diffuse in tutto il settore, dai commercianti di rottame alle fonderie, si è manifestata anche durante l’ultimo World Mirror del Bureau of International Recycling (BIR), tenutosi in questi giorni a Dubai. I prezzi dei metalli non ferrosi sono scesi mediamente dal 10 al 30 percento nelle ultime settimane e tutti si aspettano una crescente volatilità.
Tanti, troppi motivi per non avere fiducia
Non c’è fiducia e il mercato è continuamente inondato da cattive notizie, che non contribuiscono certo a dare stabilità nel breve termine.
L’inflazione elevata, i tassi di interesse che crescono, il settore immobiliare cinese in crisi nera, la crisi del gas in Europa, i problemi di trasporto e un dollaro americano sempre più forte, sono fattori sufficienti per ammazzare la fiducia e le aspettative di chiunque, anche dei commercianti di rottame incrollabilmente ottimisti.
Secondo il BIR, le fonderie che non hanno stipulato contratti di fornitura di energia a lungo termine si trovano davanti ad un baratro e chi non ha le spalle molto grosse potrebbe cessare l’attività.
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