La Banca Centrale russa (CBR) ha dichiarato a settembre di aver portato le proprie riserve di oro a 42,4 milioni di once troy (circa 1.319 tonnellate), in aumento rispetto ai 41,4 milioni di once troy del mese precedente.
Un milione di once nel solo mese di agosto, che corrispondono a più di 31 tonnellate, è stato uno degli acquisti più consistenti degli ultimi sei mesi (a marzo la Russia aveva acquistato 30,5 tonnellate).
Ad oggi, la Russia è il settimo più grande detentore di riserve auree dopo gli Stati Uniti, la Germania, il Fondo Monetario Internazionale (FMI), l’Italia, la Francia e la Cina.
La Russia ha più che triplicato le sue riserve di oro dal 2005, costituite per la maggior parte da lingotti d’oro. Il paese sta aumentando le sue riserve di lingotti d’oro in maniera costante dal 2007 e dall’avvento della crisi finanziaria globale, assai ben prima delle tensioni con l’Occidente e delle sanzioni internazionali per il conflitto con l’Ucraina.
Tuttavia, l’escalation del braccio di ferro con gli Stati Uniti e l’Unione Europea, sta spingendo la Russia ad intensificare gli sforzi per aumentare le proprie riserve in dollari e in oro fisico.
Nell’ultimo anno, l’oro ha protetto le riserve russe dal crollo del prezzo del petrolio e dalle conseguenti forti perdite del rublo. Infatti, il prezzo dell’oro in rubli è cresciuto di oltre il 60% nel corso degli ultimi 12 mesi.
Dopo circa due decenni in cui la maggior parte delle nazioni aveva venduto oro, in questi ultimi anni c’è stata una inversione di tendenza e gli Stati a livello globale stanno aumentando i loro possedimenti di metallo giallo. Cina, Kazakistan, Ucraina e Bielorussia sono tra i paesi che stanno accumulando oro ai ritmi più sostenuti.
L’oro rimane ancora la parte più importante delle riserve monetarie di molte banche centrali, anche se sono ormai lontani i tempi in cui veniva usato per sostenere la carta moneta.