I prezzi dello zinco, in buona compagnia con quelli del nichel, hanno toccato nuovi record la scorsa settimana, toccando i 2.275 dollari a tonnellata.
Gli investitori, tra cui ci sono anche i consumatori industriali, continuano a comprare per anticipare i rischi di interruzione nella catena degli approvvigionamenti di metallo fisico. Inoltre, l’aria che si respira tra gli investitori di materie prime è di un ritrovato ottimismo, grazie all’indebolimento del dollaro americano e al rafforzamento delle quotazioni petrolifere rispetto a qualche mese fa.
Ma anche le recenti misure di stimolo all’economia adottate dal governo cinese, di cui beneficeranno soprattutto i settori del trasporto e delle infrastrutture, hanno contribuito a risollevare le sorti dei metalli industriali.
Secondo un rapporto del Financial Times, i prezzi dello zinco al London Metal Exchange (LME) hanno raggiunto i massimi da 14 mesi a questa parte.
Per chi segue il settore, l’andamento dei prezzi dello zinco non è certo una sorpresa. Una domanda globale crescente e la chiusura di importanti miniere, non potevano che innescare una grossa reazione al rialzo che, supportata com’è da fondamentali solidi, potrebbe durare a lungo.
Secondo l’International Lead and Zinc Study Group il deficit del metallo sul mercato globale è di 68.700 tonnellate nei primi cinque mesi del 2016, in controtendenza rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente che aveva registrato un surplus di 177.000 tonnellate.
Per i metalli in genere, industriali e preziosi, questo sembra un buon momento ma lo zinco, che ha già guadagnato più del 40% nel 2016, li batte tutti. A ruota segue il nichel, prossimo alla soglia dei 12.000 dollari a tonnellata, che sta diventando il metallo preferito degli speculatori, come suggeriscono i volumi del London Metal Exchange quasi monopolizzati dal trading di questo metallo.
Vedremo davvero lo zinco a 4.000 dollari, come qualcuno aveva predetto in tempi non sospetti?