Il mercato dell‘argento ha subito alcuni cambiamenti nel corso degli ultimi anni.
Mentre l’impiego del prezioso metallo nella gioielleria è rimasto abbastanza stabile, è aumentato quello per per gli investimenti, che tradizionalmente coprivano il 10% del mercato e che oggi sono arrivati al 20%. Al contrario, l’utilizzo per il settore fotografico è diminuito, mentre l’industria ha assorbito più della metà di tutto l’argento prodotto, una percentuale che aumenta anno dopo anno.
Sul fronte dell’offerta, la produzione mineraria è aumentata e gli scarti (riciclo) è diminuito. Il fattore che ha portato ad una crescita del prodotto proveniente dalle miniere è certamente l’aumento del prezzo del metallo nel corso dell’ultimo decennio oltre che il ruolo sempre maggiore degli altri metalli, complementari all’argento nell’equazione dell’offerta. Circa un quarto della produzione di argento proviene da miniere d’argento primario, il resto è proveniente da miniere d’oro, di piombo, di zinco e di rame.
Nonostante i prezzi bassi di questi ultimi 18 mesi, l’offerta non è cambiata come ci si sarebbe potuto aspettare, con il risultato che la produzione globale di argento è aumentata. Un fenomeno che ha reso felici gli investitori che hanno assorbito il surplus.
Sul fronte della domanda c’è l’impressione che il mercato degli investimenti veda una crescente partecipazione di investitori al dettaglio, con logiche di entrata ed uscita dal mercato un pò più imprevedibili rispetto al passato.
Volgendo lo sguardo ai prossimi due anni c’è un cauto ottimismo, nonostante l’argento sia recentemente caduto al punto più basso degli ultimi tre mesi (oggi è a 15,50 dollari) ma probabilmente arrivato ad un punto di svolta.
Il mercato dell’argento sembra avere già scontato l’incubo dell’aumento dei tassi di interesse della Federal Reserve (FED) americana e, come indicano molti analisti, il prezzo medio per quest’anno dovrebbe aggirarsi tra i 16 e i 16,5 dollari per oncia.