Il cobalto è più importante dell’etica: Tesla si approvvigiona in Congo

Nonostante forti dubbi etici sulle forniture della Repubblica Democratica del Congo, Tesla compra cobalto dalla Glencore per le sue fabbriche di batterie.

Qualche volta l’etica non va d’accordo con gli affari.

Come nel caso di chi produce auto elettriche, che non può fare a meno di una materia prima come il cobalto, indispensabile nelle batterie. Case automobilistiche come Tesla usano il cobalto nei catodi delle batterie (insieme a nichel e manganese) che contengono la chiave per il successo di un autoveicolo: raggiungere la massima distanza con una singola carica.

Lavoro minorile, violenze e violazioni dei diritti umani

Come evidenzia un interessante articolo del Financial Times della scorsa settimana, gran parte del cobalto non viene certo estratto nel rispetto dei principi etici di molte aziende.

Più della metà dell’offerta mondiale di cobalto proviene dalla Repubblica Democratica del Congo (RDC). Questo paese ha un record spaventoso di non rispetto dei diritti umani, di sfruttamento del lavoro minorile e di violenze per assicurarsi il controllo dei minerali estratti (i cosiddetti conflict minerals).

Non tutte le aziende che operano nella RDC operano ignorando etica e sostenibilità. Infatti, alcune società occidentali e alcune locali operano con elevati standard di sicurezza e rispettando i diritti dei lavoratori. Tuttavia, oltre 150.000 minatori artigianali nella sola area di Kolwezi, il capoluogo del Congo meridionale, estraggono e lavorano senza rispettare alcuna legge.

Di fatto, da anni, i minerali provenienti dalla RDC sono diventati sinonimo di abusi e sfruttamenti nel totale disprezzo della sostenibilità ambientale. Perciò la maggior parte dei produttori di batterie e di automobili preferiscono tenersi alla larga da questo paese, anche pagando di più le forniture di cobalto provenienti dalle raffinerie in Occidente.

Le materie prime vanno dove c’è un pragmatico senso degli affari

Ecco perché molti sono rimasti sorpresi della recente mossa di Tesla di rifornire i propri impianti di batterie di Shanghai e Berlino con cobalto della RDC. Elon Musk ha stretto un accordo con Glencore che controlla circa un quinto della produzione di cobalto della RDC.

Glencore è stata spesso accusata di approvvigionarsi con minerali insanguinati ed è stata indagata dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti. Dall’indagine sono emerse collusioni con faccendieri e personaggi discutibili, oltre ad affari sporchi con riciclaggio di denaro in RDC, in Nigeria e in Venezuela. Ma le indagini non sono ancora concluse.

Ma la conclusione di tutta la vicenda è abbastanza semplice: chi ha bisogno di cobalto deve passare per la Repubblica Democratica del Congo. Anche un’azienda che si vanta di mettere al primo posto la sostenibilità e l’etica del business come Tesla, quando deve comprare materie prime critiche non ha altra scelta che venire a patti con il diavolo.

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