Se dovessimo erigere un monumento al clientelismo, al populismo e all’incapacità dello stato di gestire un’impresa in un libero mercato, non avremmo alcun dubbio a chi dedicarlo: Alitalia.
Probabilmente, la maggior parte dei cittadini e contribuenti italiani non si rende conto di quanto sia dannosa una compagnia aerea che è costata alla collettività quasi dieci miliardi di euro.
Come distruggere 10 miliardi di euro
Secondo un vecchio studio di Mediobanca, durante gli ultimi 45 anni, per tenere in piedi Alitalia sono stati spesi 5,8 miliardi di euro. Ma, a partire dal 2008 (quando è iniziata la gestione commissariale) le cose sono addirittura peggiorate. Soltanto in quell’anno, tra prestiti ponte e cassa integrazione, sono stati sborsati 2,99 miliardi di euro.
In tempi più recenti (governo Gentiloni) un altro prestito ponte. Questa volta di 900 milioni di euro, a cui si aggiungono 400 milioni di euro concessi dall’attuale governo.
In un’azienda, la cosiddetta corporate governance fornisce linee guida utili per condurre il management a processi e attività che creano valore e che sono il fulcro del successo aziendale. Esattamente quello che il management di Alitalia ha sempre ignorato, distruggendo il valore economico della compagnia aerea.
Irresponsabilità, incompetenza e conflitti di interesse
Dai presidenti ai vari amministratori delegati che si sono succeduti, si sono accumulati anni di irresponsabilità, conflitti di interessi, scarse attività di monitoraggio e impegno gestionale. Il tutto condito con una totale mancanza di capacità manageriali.
Come nel caso dei contratti derivati sui tassi di cambio e assicurativi che nel 2016 provocarono perdite per 128 milioni di euro. Una scommessa a perdere di manager incompetenti e irresponsabili.
Purtroppo, soprattutto nella recente storia di Alitalia, di episodi del genere ce sono in abbondanza. Scelte commerciali, finanziarie e gestionali che neanche il più asino degli studenti del primo anno di economia avrebbe potuto fare.
Certo, noi italiani siamo molto affezionati alle reliquie, dal Colosseo alla Torre di Pisa. Ma il perché questo atteggiamento si estenda anche alle aziende in fallimento è abbastanza incomprensibile. Qualcuno dice che Alitalia è il simbolo dell’Italia nel mondo, ma non sarebbe meglio promuovere l’immagine del paese senza spendere tutta questa montagna di soldi dei contribuenti?
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