Tutto è pronto per la prossima crisi economica

Non ci sono dubbi a riguardo: ci sarà una prossima crisi economica. Infatti, prima o poi, arriva sempre una crisi economica.

È nella natura dell’economia: ciclicamente, i mercati si sbilanciano e poi si riaggiustano. Sembra un processo naturale e benigno ma, come tutti sappiamo, i riaggiustamenti sono dolorosi e creano un sacco di vittime.

Proprio un recente articolo di The Economist analizza le ragioni per cui si verificano le crisi e da dove partirà la prossima crisi economica.

Quasi tutte le crisi sono state scatenate da uno di questi 3 ingredienti: un indebitamento eccessivo, un forte concentramento di speculazioni e un disallineamento tra attività e passività.

Per esempio, la crisi del 2008 è stata particolarmente disastrosa poichè ha coinvolto tutti e tre questi fattori sui prodotti finanziari legati al mercato immobiliare. La crisi asiatica della fine degli anni ’90, era il risultato di un indebitamento eccessivo in dollari da parte delle aziende, quando le loro entrate erano in valuta locale. La bolla delle dotcom scoppiata del 2000, ha avuto conseguenze meno gravi delle altre, perché provocata da speculazioni concentrate sui titoli azionari, mentre il debito non aveva un ruolo significativo.

Ma come sarà la prossima crisi economica? E, soprattutto, da dove partirà?

La crisi partirà da imprese troppo indebitate

Secondo l’Economist la causa della prossima crisi  sarà il debito delle imprese. I profitti sono cresciuti in modo significativo e le società quotate dell’indice S&P500 puntano a guadagni annuali del 25%, una volta pubblicati tutti i risultati del primo trimestre. Di conseguenza, alcune aziende sembrano nuotare in un mare di denaro, anche se i loro bilanci dicono altro.

Negli ultimi decenni, le aziende hanno cercato di rendere  più efficienti i propri bilanci, aumentando il debito e sfruttando la deducibilità fiscale degli interessi. Chi poi aveva tanta liquidità, ne ha approfittato per riacquistare azioni proprie, cosa che ha spinto il prezzo delle azioni e ha dato maggior valore ai premi dei dirigenti.

Bello indebitarsi quando i tassi d’interesse sono bassi

Secondo l’agenzia di rating S&P, a partire dal 2017, il 37% delle società globali era fortemente indebitata, ben cinque punti percentuali in più rispetto al 2007, l’anno precedente alla grande crisi finanziaria. Inoltre, l’aumento della quantità di private equity sul mercato, stanno gonfiando ulteriormente questi debiti.

Nonostante le imprese siano più indebitate, gli investitori accettano titoli di debito sempre più poveri come investimenti. Per The Economist, il rating medio dei bond è diminuito costantemente dal 1980 ad oggi, passando da A- a BBB-. Il mercato delle obbligazioni societarie è diviso in obbligazioni investment grade e speculative, le prime sono obbligazioni con un rating alto e le seconde sono le cosiddette junk bond (spazzatura). La linea di demarcazione tra i due tipi di obbligazioni si trova al confine tra BBB- e BB+.

In pratica, attualmente, il bond medio è una tacca sopra al livello di spazzatura.

Ma anche il debito investment-grade è peggiorato. Secondo PIMCO (Pacific Investment Company Management), il 48% di tali obbligazioni in America, ha un rating BBB, rispetto al 25% degli anni ’90. Inoltre, le aziende che le emettono sono più pesantemente indebitate di quanto non fossero in passato.

In altre parole, l’intero mercato delle obbligazioni societarie è altamente rischioso ma, come per il mercato immobiliare nel 2007, gli avvertimenti non vengono ascoltati. Gli investitori sperano sempre che questa volta sarà diverso e che la crisi economica non arriverà… un’illusione che costerà molto caro.

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