Sei mesi da dimenticare per le terre rare. E adesso?

Una panoramica aggiornata sul mercato delle terre rare in questi difficili mesi e cosa ci aspetta per il resto dell’anno.

La pandemia di coronavirus che ha colpito il nostro pianeta, ha travolto anche le terre rare (REE).

I lockdown imposti dai governi per contenere il virus, durante i primi mesi di quest’anno, hanno colpito anche i prezzi delle terre rare.

Terre rare come armi per la guerra commerciale

In realtà, tutti i metalli critici sono diventati un’arma nella guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti. I cinesi dominano il mercato di queste risorse indispensabili per i sistemi militari, ma anche per smartphone e dispositivi medici, tanto per fare degli esempi. Nonostante ciò, la pandemia ha travolto anche i prezzi della maggior parte di questi elementi che hanno però mostrato segni di ripresa a giugno e luglio.

Se da una parte il settore ha vissuto interruzioni e ritardi nelle forniture di materiale (in Cina più del 50% della produzione si è interrotto), dall’altra la domanda si è indebolita a causa del peggioramento delle condizioni economiche sia in Cina che a livello globale.

Adesso però, secondo Roskill, la maggior parte della produzione è tornata a livelli normali e non ci sono chiusure in vista. Ammesso, naturalmente, che il virus rimanga sotto controllo nelle regioni produttrici di terre rare.

Resta immutato il problema del monopolio cinese. Infatti, la Cina controlla quasi tutta l’estrazione e la raffinazione delle terre rare pesanti. Si tratta di elementi che, di solito, si trovano a concentrazioni inferiori e vengono utilizzati in applicazioni più di nicchia e in quantità minori.

Prezzi in ripresa, ma senza lockdown

È decisamente importante considerare che molti consumatori finali (settore militare ma anche industriale) di solito mantengono scorte di materiali critici sufficienti per avere un certo cuscinetto durante i ritardi delle forniture.

In termini prospettici, sempre secondo Roskill, se il settore non verrà colpito da nuovi lockdown, si potrebbe assistere ad una salita dei prezzi che si stabilizzeranno ad un livello più alto. Il quadro potrebbe però cambiare in peggio se il COVID-19 tornasse a colpire durante l’inverno dell’emisfero settentrionale, costringendo i governi a chiudere le attività e a limitare i viaggi.

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