Il mercato delle terre rare ama i colpi di scena. Per mesi e mesi tutto sembra tranquillo ma poi, all’improvviso, arriva qualche notizia eclatante.
Proprio come accaduto il 7 luglio, quando la Turchia ha annunciato di aver scoperto la seconda più grande riserva di terre rare del mondo. Si stima che il sito, situato nell’Anatolia centrale, contenga 694 milioni di tonnellate di riserve, secondo per importanza soltanto al giacimento di Bayan Obo, nel nord della Cina.
Una scoperta che cambierà radicalmente l’offerta globale?
Dei 17 elementi delle terre rare il nuovo sito turco ne produrrà dieci e, secondo il Ministro dell’Energia e delle Risorse Naturali della Turchia, sarà presto in grado di lavorare 570.000 tonnellate di terre rare ogni anno. Se tutto quel che sembra si dimostrerà vero, assisteremo ad un grande cambiamento dell’offerta di terre rare sul mercato globale, che potrebbe avere un impatto significativo sui prezzi.
Tuttavia, gli esperti invitano a contenere gli entusiasmi circa la possibilità di vedere la fine del monopolio cinese in questo settore. Infatti, se è pur vero che la scoperta turca è gigantesca, è altrettanto vero che è di qualità molto bassa. E, in ambito minerario, il grade (la purezza) è tutto.
Occidente alla ricerca di una indipendenza dalle forniture cinesi
Anche nel Regno Unito e negli Stati Uniti qualcosa si sta muovendo nel tentativo di ridurre il predominio della Cina su questo mercato. All’inizio di questo mese, la società Pensanna, tra molte critiche, ha aperto la strada al primo impianto di lavorazione di terre rare del Regno Unito.
Negli Stati Uniti, a Stillwater (Oklahoma), verrà costruito un impianto di produzione di terre rare da 100 milioni di dollari e con oltre 100 posti di lavoro. Tuttavia, non dovrebbe entrare in funzione prima del 2023.
Intanto i prezzi continuano a scendere
Nel frattempo, i prezzi delle terre rare scendono. Il neodimio è sceso di un incredibile 11,2% a 154.945 dollari per tonnellata, contro i 174.572 dollari di luglio.
Anche l’ossido di disprosio è sceso e, in questi giorni, i prezzi si attestano a circa 345 dollari per chilogrammo (in calo del 6,14%), quando a luglio erano a 367 dollari al chilogrammo.
L’ossido di terbio è invece sceso solo leggermente, di circa lo 0,19%, e oggi vale circa 2.053 dollari per chilogrammo.
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