È cominciata nel 1978 l’apertura dei mercati cinesi verso il resto del mondo.
Fu allora che la Cina cambiò le proprie politiche economiche per offrire un ambiente favorevole agli investimenti, con l’obbiettivo di diventare un punto di riferimento per l’economia globale.
Nel corso dei quattro decenni successivi, la Cina è diventata la seconda economia più grande del mondo e una grande potenza industriale. Con una popolazione di 1,3 miliardi di persone e un vasto programma di industrializzazione, il paese è leader nel consumo di metalli e di minerali. Infatti, circa il 40% di tutte le risorse minerarie mondiali, in ultima battuta, finiscono in Cina.
Nel 1986 il paese ha normato con una legge il settore dei minerali, aprendo agli investitori privati la possibilità di investire, cosa che ha portato ad una modernizzazione dell’industria mineraria nazionale. Ad oggi, la Cina è tra i più grandi produttori del mondo di più di 20 tra le materie prime più importanti: carbone, oro, tungsteno, ferro, alluminio, acciaio, molibdeno, titanio e terre rare, solo per citarne alcune.
Ma è arrivato il momento di voltar pagina e, nel novembre del 2015, il governo ha pubblicato il suo 13° piano quinquennale (2016-2020) per l’economia, che si pone l’obbiettivo di una transizione da un’economia produttiva ad un’economia basata sui servizi. Una decisione che, in prospettiva, diminuirà la domanda cinese di materie prime, anche se il paese manterrà un ruolo centrale nel settore minerario globale.
Certamente, e nell’immediato, il consumo totale di minerali sarà ancora molto grande. Molti minerali, come per esempio il minerale di ferro, sta per registrare in Cina il consumo più alto di sempre. Insomma, nell’economia cinese, l’attività mineraria rimarrà comunque importante.
Dal 1978 la Cina ha attirato più di 1.700 miliardi di dollari di investimenti esteri e, dal 2008, è diventata una delle prime tre destinazioni per gli investimenti stranieri. Nello specifico, per il settore minerario, il paese offre una serie di vantaggi significativi, sia in termini fiscali che normativi. Uno di questi vantaggi è che il processo per ottenere i permessi e le autorizzazioni minerarie è del tutto trasparente e diretto.
Anche nel 2017 la Cina ha compiuto nuovi sforzi verso l’apertura agli investimenti stranieri in diversi settori, tra cui l’estrazione mineraria. Quest’anno, parlando al World Economic Forum di Davos, il presidente cinese Xi Jinpig ha dichiarato che il governo espanderà l’accesso al mercato per gli investitori stranieri e rafforzerà la tutela dei diritti di proprietà per rendere il mercato cinese più trasparente e meglio regolamentato. Nei prossimi cinque anni, la Cina prevede di attirare 600 miliardi di dollari in investimenti stranieri.
Anche se storicamente gli investitori sono sempre stati preoccupati per i rischi geopolitici, da quando il paese ha iniziato ad aprire la porta agli investimenti esteri nel 1978, non ci sono mai stati incidenti o espropri di attività estere in Cina. Più l’economia si è sviluppata e maggiore è stato l’allineamento alle consuetudini internazionali per quanto riguarda le imprese. Inoltre, negli ultimi 22 anni, la qualità degli standard di vita dei cinesi è migliorata notevolmente e la stabilità sociale e politica si è rafforzata.
Ritornando al settore minerario, non tutto è rose e fiori per gli investitori e, come in tutti i paesi del mondo, esistono fattori favorevoli e sfavorevoli tali per cui non va mai dimenticata una ragionevole cautela.
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