Il rame va forte, ma ci sarà più domanda di rottami che di raffinato

La domanda di rame rimane forte ma sul mercato si sta verificando un cambiamento nel mix di prodotti: più rottami e meno raffinato.

Il mercato del rame sta riservando forte emozioni a tutti gli operatori del settore.

Nell’ultimo anno i prezzi sono circa raddoppiati, passando dal minimo di marzo 2020 a 4.371 per tonnellata fino al massimo di febbraio 2021 di oltre 9.600 dollari. Adesso (9 aprile) i prezzi sono scesi sotto i 9.000 dollari e qualcuno si domanda cosa significhi questa discesa inaspettata.

Verso i 10.000 dollari

In realtà, secondo Citi Bank, si tratta solo di una pausa prima di una ripresa della salita che porterà i prezzi a raggiungere la soglia dei 10.000 dollari, a causa di un’offerta globale di metallo insufficiente. Per la banca d’investimento americana le quotazioni andranno oltre i 9.000 dollari nei prossimi tre mesi e a 10.000 dollari tra 6-12 mesi.

Tuttavia, alcuni analisti invitano alla prudenza ricordando che la corsa dei prezzi del rame dello scorso anno è stato il risultato di un rimbalzo inaspettatamente forte nella produzione cinese. Di conseguenza, ciò ha provocato un aumento delle importazioni di metallo raffinato. Inoltre, c’è stato un forte interesse degli investitori circa le prospettive di un’elettrificazione di massa e circa la futura domanda di veicoli elettrici. Il tutto condito da problemi nelle forniture per le restrizioni pandemiche e dalla mancanza di investimenti in nuove miniere.

La narrativa dei rialzisti pecca di ottimismo?

Come accennato, potrebbe però essere arrivato il momento di non cadere in facili entusiasmi rialzisti, prendendo in esame tutti i fattori che negli ultimi mesi sono cambiati sul mercato del rame.

Per esempio, mentre lo scorso anno abbiamo assistito ad una impennata delle importazioni cinesi di rame raffinato (da 1,1 milioni di tonnellate alla cifra record di 4,7 milioni di tonnellate), attualmente c’è stata un’attenuazione. Negli ultimi mesi, la domanda di metallo fisico è stata soddisfatta con forniture di rottami metallici, decisamente migliori in termini di costi.

Più rottami e meno metallo raffinato

Anche se le normative sulle importazioni in Cina sono ancora rigide e consentono l’ingresso solo di rottami di rame high grade, a gennaio e febbraio sono state importate 103.000 tonnellate al mese (a novembre erano 76.000 tonnellate). Probabilmente, le importazioni di rottami in Cina continueranno ad aumentare nel corso di quest’anno e, di conseguenza, le importazioni di metalli raffinati diminuiranno.

Secondo Reuters, anche le regole sulle forniture di rottami di alta qualità non saranno un ostacolo importante. Per esempio, si sta affermando la Malesia come centro di raffinazione per i rottami di qualità inferiore, poi destinati alla Cina.

Insomma, gli attuali prezzi elevati del rame genereranno più scarti e l’offerta di rottami crescerà. Ciò non favorirà certo una crescita dei prezzi del rame al London Metal Exchange (LME), come qualcuno da per scontato. Probabilmente, la straordinaria performance del metallo rosso dello scorso anno non si ripeterà tanto facilmente.

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