Gli ultimi due anni sono stati mirabolanti per l’uranio.
Dopo esser cresciuti anche nell’anno della pandemia, i prezzi dell’uranio hanno continuato la corsa anche nel 2021. Da inizio gennaio a settembre, quando hanno toccato i massimi, i prezzi sono aumentati del 45% (50,63 dollari per libbra). Anche se poi le quotazioni non hanno mantenuto i livelli massimi, si sono comunque mantenute al di sopra dei 40 dollari, una soglia critica per i produttori e i minatori.
Pur essendo una delle poche materie prime a registrare due anni di forti guadagni, molti analisti sono convinti che questi prezzi elevati siano destinati a rimanere. Questa tendenza dei prezzi è rafforzata dalla crescente domanda di energia pulita, in particolare dalla necessità di elettricità priva di emissioni di CO2.
A livello globale, il nucleare continua a rappresentare il 10% dell’elettricità totale ed è la seconda fonte di energia senza emissioni di CO2. Secondo il Nuclear Energy Institute, nel breve termine non ci saranno grosse variazioni a questo 10% ma, nel corso degli anni, la costruzione di nuove centrali porterà ad un aumento della quota nucleare. Anche l’International Atomic Energy Agency pensa che la capacità di generazione nucleare mondiale aumenterà in modo significativo entro il 2050.
Attualmente, in tutto il mondo ci sono 50 nuovi reattori nucleari in costruzione, la maggior parte in Cina.
In una simile situazione, è difficile immaginare che la domanda di uranio non sia destinata a crescere in modo significativo. Nel frattempo, l’offerta sembra incapace di soddisfare la domanda.
Con segnali tanto rialzisti, i dubbi circa i prossimi anni non riguardano certo la direzione dei prezzi, quanto piuttosto se saliranno poco o molto. Ecco cosa dicono analisti ed esperti…
Per il 2022 gli analisti sono divisi tra rialzisti e molto rialzisti
L’offerta di uranio era già limitata prima della pandemia, figuriamoci adesso! Fondamentalmente, questo è il motivo principale per cui gli analisti si attendono un aumento dei prezzi anche nel 2022. Resta solo da capire se ci sarà un rally come accaduto nel 2007, quando per tutta una serie di problemi il metallo arrivò ai massimi storici. A quei tempi, l’uranio (U3O8) passò da 45 a 139 dollari in soli 12 mesi.
Per certi versi, la situazione di oggi ha un potenziale di crescita molto maggiore visto che esistono fondi di investimento con quantità di denaro sufficienti per comprare quasi tutto il mercato. Per esempio, uno di questi fondi, Sprott Physical Uranium Trust, ha acquistato uranio per un valore di oltre 1 miliardo di dollari dalla sua nascita a metà del 2021. Ma esiste anche ANU Energy OEIC, un fondo per l’uranio fisico lanciato in ottobre da Kazatomprom, in Kazakistan.
I rialzisti prevedono prezzi a 3 cifre ma, i più prudenti invitano a riflettere su quando accaduto in passato, quando si sono verificati incidenti nucleari che hanno affossato in un sol colpo tutto il mercato. Prima del disastro nucleare di Fukushima del 2011, i prezzi dell’U3O8 avevano toccato 70 dollari prima di sprofondare progressivamente al minimo del 2016 di 17,95 dollari.
Previsioni di prezzo
Essendo una delle poche materie prime a registrare due anni consecutivi di guadagni durante la pandemia, è abbastanza giustificato un certo ottimismo per il 2022.
Secondo IndependentSpeculator, i prezzi arriveranno quest’anno almeno a 60 dollari, ma più probabilmente a 70 dollari. Su questi livelli, anche l’offerta aumenterà poiché diventerà più conveniente l’avvio di molti impianti produttivi.
Secondo gli esperti, il livello di 70 dollari è sostenibile anche nel lungo termine, visto che si tratta di un prezzo che permette a chi produce e chi estrae di coprire i costi e guadagnare e nel contempo è un prezzo che non penalizza la domanda.
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