Il nichel è salito ancora, raggiungendo nuove vette da paura. Paura che le sanzioni statunitensi sulle società russe possano coinvolgere anche questo metallo.
Mercoledì 18 aprile, il nichel ha raggiunto un massimo di 15.875 dollari a tonnellata al London Metal Exchange (LME), con un incremento del 12%. La chiusura ufficiale è poi stata a 15.275 dollari, che corrispondono ad un rialzo del 7,5%.
Il fattore che ha dato sostegno ai prezzi, è stata la speculazione sul fatto che la società russa Nornickel, il secondo maggior produttore di nichel a livello mondiale, potrebbe essere soggetta a sanzioni da parte del governo degli Stati Uniti.
Il nichel a ruota dell’alluminio
Sembra anche che i traders cinesi abbiano frainteso una notizia interpretandola come se la Nornickel fosse stata depennata dall’LME. In realtà, la notizia, che risaliva allo scorso anno, parlava della rimozione di due marchi della Nornickel, ma per motivi che nulla avevano a che vedere con le sanzioni americane. Una decisione presa sei mesi fa ma che, con i nervi a fior di pelle di questi giorni, ha scatenato gli acquisti.
Secondo gli analisti di ING, gli investitori sembrano nervosi per l’attuale clima economico. Ma anche per quello che è successo all’alluminio, che ha raggiunto livelli elevati di prezzi a causa delle sanzioni statunitensi contro la russa UC Rusal.
Tuttavia, secondo alcuni esperti, l’aumento di prezzo del nichel è dovuto alla paura vera e propria di nuove sanzioni e non al nervosismo per problemi di comunicazione o errata interpretazione.
Infatti, per BMO Capital Markets, c’è sicuramente la possibilità che il nichel venga colpito dalle sanzioni contro la Russia.
Chi non è tra gli addetti ai lavori nel settore, potrebbe non sapere che la Russia rappresenta il 10% della fornitura mondiale di nichel, un metallo indispensabile alla produzione di acciaio inossidabile e di batterie. Motivi più che sufficienti a giustificare tante preoccupazioni.
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