Il 2020 era stato un buon anno per l’oro, con i prezzi che erano cresciuti del 21%. Purtroppo per gli investitori, il 2021 si è rivelato meno redditizio.
Un balzo in avanti nel 2020 e un passo indietro nel 2021
I 12 mesi appena trascorsi hanno parzialmente eroso i guadagni dell’anno precedente e le quotazioni sono scese da 1.898 dollari l’oncia (gennaio) a 1.775 dollari (dicembre). In questo percorso verso il basso, i prezzi hanno toccato un minimo annuale di 1.700 dollari (marzo), prima di salire ad un massimo annuale di 1.903 dollari (maggio). Per il resto dell’anno, l’oro è rimasto compreso tra 1.720 e 1.810 dollari.
L’aumento dell’inflazione e l’incertezza economica globale non hanno favorito l’oro tanto quanto molti analisti prevedevano a inizio anno. Ma, nel 2022, è possibile che il fattore inflazione, soprattutto se diventerà strutturale, abbia un crescente impatto sul mercato del metallo giallo. D’altronde, storicamente (con l’eccezione del 2021), una delle funzioni dell’oro è stata quella di copertura contro l’inflazione.
Proprio questa discrepanza tra inflazione e prezzi dell’oro nel 2021, ha alimentato la preoccupazione che si stia avvicinando un periodo di stagflazione. Una circostanza che sarebbe molto dannosa, sia per l’economia che per i mercati finanziari. Secondo il World Gold Council (WGC), il rallentamento della crescita economica a livello globale è un indicatore che le condizioni stagflazionistiche stanno aumentando. Una parte della decelerazione economica che stiamo osservando è dovuta ai timori per le nuove varianti di COVID-19 e agli shock dell’offerta globale. Prezzi più elevati delle materie prime, meno lavoratori, carenza di ricambi e canali di distribuzione globali in difficoltà, sono tra i fattori che spingono i tassi di inflazione ai massimi pluriennali.
Queste condizioni, secondo gli analisti del WGC, sono quelle che dovrebbero portare un beneficio alle quotazioni dell’oro.
È importante poi tenere in considerazione i livelli dei tassi d’interesse, che influiscono nel determinare quanto sia conveniente comprare oro. Per esempio, quando i tassi si sono abbassati nel 2020, il costo comparativo di detenere oro rispetto ad un’obbligazione che paga una cedola è migliorato, il che è stato uno dei motivi della crescita delle quotazioni in quell’anno. Al contrario, come avvenuto nel 2021, quando i tassi si alzano, è meno conveniente investire in oro.
Giocoforza, parlando di tassi, è importante considerare la politica monetaria della Federal Reserve americana e delle altre banche centrali che, negli ultimi 18 mesi, è stata molto accomodante. Attualmente, sembra che le banche centrali non credano nell’inflazione, considerandola il risultato di problemi temporanei della catena di approvvigionamento. Perciò, probabilmente, non interverranno con rialzi dei tassi tempestivi, a tutto vantaggio dell’oro.
Domanda e offerta nel 2022
Naturalmente, per capire cosa potrà succedere nel 2022 dobbiamo guardare ai fondamentali della domanda e dell’offerta.
Lo scorso anno, il calo della domanda di metallo (-9%) è arrivato dagli ETF, i fondi negoziati in borsa. Una maggiore propensione al rischio da parte degli investitori ha penalizzato la domanda, nonostante gli acquisti di oro da parte delle banche centrali e una forte richiesta sul mercato dei gioielli. La domanda è rimasta notevolmente più debole rispetto al 2019, quando nessuno immaginava la pandemia.
Nel 2022, secondo Digest Publishing, gli ETF giocheranno una partita diversa. La pausa del mercato azionario e la crisi di altri assets costringerà i fondi, le banche centrali e i principali driver di capitali a riallocare una parte dei profitti su beni a rischio zero, come per esempio l’oro.
Parlando invece di offerta, abbiamo visto che nel terzo trimestre 2021 la produzione mineraria è cresciuta del 4% su base annua, il più alto livello di produzione trimestrale mai registrato. Con i prezzi dell’oro ai livelli attuali e con una domanda robusta c’è da pensare che l’offerta potrebbe continuare a crescere.
Secondo Metals Focus, la produzione di oro estratto nel 2022 aumenterà del 3%, trainata dal maggior output di miniere come Grasberg (Indonesia) e Tasiast (Mauritania) e dall’avvio di nuovi progetti come Nezhda (Russia) e Tri-K (Guinea).
Va anche considerato che l’inflazione giocherà contro il settore minerario in generale. Infatti, sta facendo aumentare i costi di produzione per le miniere d’oro tanto che, secondo le stime di Metals Focus, il costo medio di mantenimento dell’intero settore ha raggiunto 1.123 dollari per oncia (terzo trimestre del 2021). Si tratta di un aumento del 16% su base annua e di un livello che non si vedeva dal 2013. Tuttavia, nonostante i costi più elevati, i margini del settore rimangono ancora relativamente alti, grazie alle quotazioni abbastanza sostenute del metallo giallo.
Prospettive per la catena di approvvigionamento delle miniere aurifere
Pandemia, varianti e lockdown hanno portato incertezza e volatilità sui mercati, rendendo le previsioni particolarmente difficili visto che la stessa programmazione nelle aziende è saltata per aria.
I problemi relativi alla catena di approvvigionamento e al trasporto hanno avuto un grosso impatto sulle miniere aurifere, aumentando il costo per trasportare i materiali ai siti, dalle attrezzature al carburante, dai prodotti chimici ai pezzi di ricambio. Ma uno dei problemi più grandi sono le restrizioni ai viaggio, che impediscono al personale chiave di entrare nei posti di lavoro.
Tuttavia, secondo il WGC, il 2022 sarà nettamente meglio per le catene di approvvigionamento, visto che non si dovrebbero più verificare arresti sistematici come quelli a cui abbiamo assistito negli ultimi due anni.
Crescita dei prezzi in vista
Infine, per quanto riguarda i prezzi, tra gli analisti si è fatto strada un cauto ottimismo, grazie ai buoni fondamentali del mercato del metallo giallo per il 2022. Secondo Metals Focus, il prezzo dell’oro aumenterà di un 1%, con a una media annuale di 1.820 dollari.
Attenzione però che soffiano venti di un rafforzamento del dollaro, con i tassi di interesse americani che potrebbero salire. Se la FED alza i tassi mentre la Banca Centrale Europea e la Banca del Giappone no, allora il dollaro diventa molto attraente rispetto alle altre principali valute. Le conseguenze per l’oro sarebbero negative, almeno nel breve termine.
Quando si parla di metallo giallo vale sempre la pena ricordare che un investitore che guarda al medio-lungo termine compra oro perché è denaro reale e una copertura contro le turbolenze finanziarie, al di là delle oscillazioni contingenti.
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